Aggiornamenti sull’idea di Caso

“Che cos’è dunque il caso?
L’inatteso? L’imprevedibile? Una causa che ci sfugge sempre? Che non siamo in grado di vedere? Il caso obbedisce a leggi o, come l’amore, è un figlio di bohème che non riconosce alcuna legge?
Che cosa si intende, esattamente, quando si parla di caso?

Innanzi tutto, se ne parla per significare l’imprevedibilità del futuro. Alcuni pensano che i casi della vita siano una conseguenza della variabilità dei fenomeni esterni, mentre altri li attribuiscono alle proprie azioni, e altri ancora all’intervento divino.
Questa imprevedibilità suscita comunque in noi l’idea di un rischio, la quale ci stimola per reazione a tentare di limitarlo. I miti e i riti avranno la funzione di attenuare l’inquietudine dinanzi ai disegni impenetrabili degli dei.

La filosofia, meditando sulle condizioni della libertà, proporrà un’analisi della contingenza, e vi cercherà un’origine.
Tutte le meditazioni – religiose, morali, filosofiche – su questo argomento, per quanto diverse fra loro, sono state tentativi se non di eliminare il caso, almeno di ridurne gli effetti. Esse hanno costituito un intero corpus empirico e speculativo che ha preceduto e preparato le attuali concettualizzazioni del caso, aprendo la via ad un’impostazione matematica. Così il caso si è incarnato nel calcolo delle probabilità.”

da “Aggiornamenti sull’idea di Caso” – Ed. Bollati Boringhieri 1992