Cara Silvia...

Miei cari Amici delle Stelle,
desidero riportare, con tanta tristezza, le lancette dell’Orologio indietro nel tempo, al 20 Febbraio 1987, per l’esattezza.

Penso di poter dire che molti italiani erano davanti allo schermo, quella sera.

Enzo Tortora riprendeva, dopo un calvario che non si può descrivere, fatto di accuse infamanti che distrussero la sua vita, la trasmissione Portobello.
Con quella dignità speciale, che sempre lo ha caratterizzato, iniziò con queste parole: “Dunque, dove eravamo rimasti?
Potrei dire moltissime cose, e ne dirò poche.
Una, me la consentirete: molta gente ha vissuto con me, ha sofferto con me questi terribili anni.
Molta gente mi ha offerto quello che poteva, per esempio ha pregato per me e io questo non lo dimenticherò mai. E questo “grazie” a questa cara, buona gente, dovete consentirmi di dirlo.
L’ho detto, e un’altra cosa la aggiungo: io sono qui anche per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti, e sono troppi.
Sarò qui, resterò qui, anche per loro.
Ed ora cominciamo, come facevamo esattamente una volta.”

Noi, come tante altre famiglie, che guardavano questo uomo che aveva combattuto per riprendere la sua vita, calpestata con disinvoltura da chi non ebbe mai neppure un briciolo di rimorso, eravamo attoniti: la sensazione era spettrale, con lucida malinconia aleggiava la percezione che, per quanto cercasse di ritornare alla normalità, non sarebbe mai stato possibile.

Del resto, come si può, quando ti viene portata via l’esistenza?

Quando ho letto della morte della figlia di Enzo Tortora, Silvia, la mente è tornata a quegli anni e a come questa donna straordinaria abbia raccolto il testimone del padre, onorando la sua figura e la sua persona, e combattendo per tutti coloro che non possono parlare.

La raccolta delle lettere del padre è tenerissima: sembra di vederla, con delicatezza, appoggiare i fogli consumati dal tempo per offrire a chi desiderava rendergli omaggio le parole affettuose, la ricerca di riscatto, di quella verità che era cosi palese da essere imbarazzante.

Un figlio che onora il padre è prezioso, ancor di più se porta avanti, con caparbia e tenacia il suo messaggio, non solo nei confronti dei denigratori, ma anche di quei ‘sordi’ che non vogliono sentire, incuranti dei propri errori che distruggono vite e persone.

Nessuno ha mai chiesto scusa a questa famiglia. Cara Silvia, la giustizia terrena non è uguale per tutti, ma desidero farti sapere che nostre preghiere, ora come allora, ti accompagnano nel viaggio verso l’abbraccio con tuo padre. Che dal Cielo, laddove si trova, ha sentito l’amore di una figlia, incondizionato, un vero balsamo per quelle ferite che non si sono mai rimarginate.

Vola alto nel Cielo, e sii finalmente serena, tra le sue braccia accoglienti,
Grazia

Torino, 11 Gennaio 2022