Guido Ceronetti, amico stellare!

Curioso il modo in cui ci siamo conosciuti, nei primi anni ‘80. All’epoca tra i miei allievi c’era la figlia di un importante giornalista della Stampa. Accadde che uscì sul quotidiano
un articolo sgradevole contro l’Astrologia. Decisi di scrivere una vibrata risposta, pur dubbiosa circa una eventuale pubblicazione. Lessi il testo in classe, concludendo
nell’osservare che probabilmente il mio pensiero non avrebbe trovato spazio. La silenziosa Scorpione del primo banco non fece commenti, ma la domenica successiva, riquadrata in terza pagina, c’era la mia lettera riprodotta integralmente. Dopo un paio giorni mi chiamò al telefono qualcuno della Terza pagina della Stampa, dicendomi che Guido Ceronetti desiderava parlarmi.

Lo sentii la sera stessa e a bruciapelo mi chiese se potevo fare per lui l’oroscopo di Giulio Einaudi, il famoso editore. Gli chiesi se ne possedeva i dati di nascita. Mancava l’ora e l’indomani andai personalmente all’ufficio di stato civile per informarmi in proposito. Ebbi fortuna e dopo qualche giorno spedii a Cetona, luogo di residenza di Guido, la mia analisi. Ricevetti in risposta una laconica cartolina, con i dati che potete osservare nella carta del cielo di questa pagina, silenziosa richiesta di un oroscopo personale. Feci un commento notando il bellissimo trigono di Fuoco formato dalla Luna in Leone, Saturno in Sagittario, Giove e Urano in Ariete. Luna e Mercurio in Leone erano certamente alla base della sua appassionata attività teatrale, con l’uso di splendide marionette. Ebbi una seconda cartolina: ‘Perché non ha parlato d’amore? ’ .
Risposi laconicamente: ’Perché sono una donna prudente’.

Qualche tempo dopo passando da Torino mi chiamò dicendomi che voleva farmi un’intervista per La Stampa. Non gli risposi più per lettera, preoccupata dell’espormi pubblicamente, all’epoca ero ancora docente nelle scuole superiori statali. Lasciai passare del tempo. Dopo qualche settimana mi richiamò la Terza Pagina della Stampa: ‘Abbiamo un messaggio per lei da Guido Ceronetti: ‘Le poste italiane funzionano male, ma se non si scrive funzionano malissimo!’. Mi decisi a rispondere. Lui venne, elfo delizioso dal dialogo ironico e fulminante, l’intervista uscì un lunedì, su 5 colonne. Nessuno del mondo astrologico torinese fece il benché minimo commento. Mio marito osservò: ‘Devi valutare l’importanza dell’evento dal silenzio che lo circonda…’. Iniziò così una corrispondenza vivace e a tratti intensa, che mi gratificò molto, in un mondo che considerava l’Astrologia come qualcosa di ignorante, futile e inutile per non dire dannoso. Una volta Guido mi chiese se potevo commentargli astrologicamente la rivoluzione francese. Smarrita pensai di fare bene acquistando in un viaggio a Parigi un libro sull’argomento. Glielo spedii. Mi rispose che era il mio punto di vista che avrebbe desiderato, ma non insistette. Mi chiese l’analisi astrologica di don Bosco, allo scopo rintracciammo i dati precisi attraverso il documento del Battesimo, che indicava come orario ‘Vespere natus’. Bisognava quindi stabilire quale fosse l’ora del vespro il 16 agosto, quando era ancora in vigore l’Ora Locale…Subito dopo mi propose Cottolengo, ma non desideravo proseguire in una lista di santi…nel frattempo fui invitata qualche volta al ristorante vegetariano a mangiare orzotto e castagnaccio, bevendo succo di carota. Conobbi alcuni amici e compagni di scuola di Guido, uno dei quali aveva una figlia tossicodipendente, un argomento di cui mi occupavo molto all’epoca, come docente. Mi azzardai a prevederne il risanamento, che avvenne effettivamente dopo qualche anno.

Fui anche invitata ad assistere allo spettacolo ‘La iena di San Giorgio’ con le marionette, deliziose, in un antico teatro dalle parti di Porta Palazzo. La iena era un macellaio del Canavese che aveva fatto a pezzi una povera fanciulla. In un pranzo casalingo il fidanzato tristissimo mentre mangia una salciccia trova al suo interno l’anello di fidanzamento…. Le pièces teatrali di Guido erano sempre ironiche e truculente al tempo stesso. Era meglio avere un binocolo per poter osservare i particolari della scena. Una volta mi raccontò che una sua ammiratrice aveva lasciato sulla poltrona del teatro una rosa bellissima. ‘la stessa – gli scrisse nel biglietto – che ho lasciato sulla tomba di Chopin’.

Mi raccontò che si era fatto fare un oroscopo da un astrologo svizzero, che lo aveva descritto come ideale impiegato di concetto, con suo stupore…
Conservo lettere bellissime, con finti francobolli, a volte disegnati da lui (le faceva imbucare a mano) e diciture curiose. Il colore della busta era sempre contrastante e vivace rispetto al contenuto, l’indirizzo scritto in grande e le cartoline tutte occupate da una calligrafia non difficile, con commenti sempre curiosi e godibili:
‘Il 1988 è quasi passato. Le Strenne sono già al lavoro (le Streghe anche, più che mai). Di casa per Guido, il vecchio Guru, vicino alle Alpi, nessuna notizia. Spunterà il 31 dicembre? Oh Grazia, proteggimi dall’estate e invocami pioggia, perché sono tornati i vapori inerti e i sereni appestati. Ti mando un abbraccio fiduciosissimo, ciao, Guido’.
Ogni tanto mi invitava nella mansarda di corso Francia: ‘Verresti a tenere compagnia a due distinti gentiluomini?’.

Non aveva tv e scriveva su un’antica Lettera 22, contrario a tutte le diavolerie tecnologiche, ma sempre acutissimo osservatore. Amava girare fiere e mercati con la sua pianola. Che a un certo punto smise di funzionare. Facemmo una colletta, la lettera successiva a me diretta recava l’indirizzo ‘Notre dame des étoiles’. Mi chiedeva informazioni sulla sua salute, negli ultimi anni oroscopi per le sue badanti, per accattivarsene la dedizione. Fu così che venne a trovarmi l’ultima volta, camminando per strada con un grande girello, trasportato in braccio (era diventato un fuscello) in giardino dalla sua affettuosa accompagnatrice. Bevemmo il te’, la sua mente era lucidissima, come la sua curiosità verso ogni cosa. A modo suo era elegante, con camicie di finissimo percalle a righe, morbide palandrane…. Un personaggio unico. Una volta ospitò a lungo un’amica francese nella sua casa di Torino, alimentandola con grande cura per combattere il suo cancro. Non riuscì nell’impresa che aveva condotto con grande dedizione…
Usava parole originali, a volte desuete, ogni tanto si innamorava di creature tristi e sfortunate: ‘M. è stata con me due settimane offrendomi giorni e presenza indimenticabili, il filo si è rinforzato tra questi due TERRIGENI sperduti nel grande Vigliacco mondo…’
‘C. mi ha definitivamente abbandonato, E. verrà per il mio compleanno, la simpatia riaffiora nonostante tutto…’

Concludo con un piccolo elzeviro sulla lavanda, datato 14 agosto 1985:
‘Il profumo della lavanda mi piace molto! Hai indovinato a mandarmela: la metto nei cassetti (niente canfore chimiche), la uso come colonia (quella della profumeria di via Pietro Micca), amo il miele di lavanda e la Bella Lavanderina. E non ho la vocazione alla sofferenza… sono obbligato a soffrire per non dovermi vergognare di essere indifferente al dolore, all’orrore del mondo, per dovere di assorbirne e farne sparire un po’… ma è troppo, troppo, mi schiaccia, mi divora…’
Caro Guido, grazie della tua amicizia, amico mio, riposa in pace!

Torino, 20 Settembre 2018