La Speranza non muore mai!

Miei cari Amici delle Stelle,
in questi giorni pensavo al 1974: fu un anno incredibile per la nostra Italia, perchè "vinse" il Referendum per il divorzio. Seguito a ruota da quello dell'aborto.

Oggi consideriamo normali alcuni diritti (o privilegi, a seconda dei casi), ma io ricordo, come molti di noi, le battaglie e le polemiche che accompagnarono questi due eventi.
I miei genitori, all'epoca già non più giovinetti, cattolici praticanti, approvavano il diritto al divorzio e all'aborto.

Mio padre Benedetto sosteneva che, in primo luogo, prima di giudicare una situazione, bisogna averla vissuta; secondariamente che ognuno doveva essere libero di poter fare ciò che desiderava, nel rispetto degli altri.

Frasi, queste, che oggi sembrano banali, ma se ritornassimo in quegli anni, hanno un non so che di innovativo, e anche temerario. Ricordo che nulla era certo, poteva essere una grande sconfitta, oppure una importante vittoria, l'incertezza dominava sovrana, in un silenzio che era molto particolare: ciò che mi colpì, all'epoca, fu che molti non esponevano il loro parere, ma evidentemente votarono favorevolmente, perchè alla fine i cittadini italiani decisero, proprio tramite il Referendum, di riconoscere due diritti, che sono secondo il mio modesto parere, fondamentali.

In occasione della "bocciatura" del quesito referendario sull'eutanasia, ho avuto modo di leggere una intervista rilasciata dal papà di Eluana. La chiamo per nome, come se la conoscessi: la conosciamo tutti, perché fu un caso sconvolgente. Eluana, bella e giovane ragazza, ebbe un incidente stradale.

Non sapevo, l'ho appreso ieri leggendo la sua intervista, che esattamente un anno prima dell'incidente che l'avrebbe ridotta in stato vegetativo, Eluana era andata nello stesso reparto dove sarebbe stata ricoverata, per vedere un amico che aveva avuto un grande trauma. Di ritorno da quella visita, disse ai genitori che se fosse capitato a lei, non avrebbe voluto essere curata, ma lasciata andare.
Pensavo, mentre leggevo: "E' andata, un anno prima, in un luogo che sarebbe divenuto per lei quotidianità, quasi come se la sua anima avesse voluto offrirle un trailer, inconsapevole, di quello che sarebbe accaduto a lei."

A seguito dell'incidente, per 17 anni, Eluana fu mantenuta in vita. Divenne un caso nazionale, perché i genitori volevano che fosse lasciata andare, e il padre dovette attendere molti anni, con iter diversificati nelle aule di giustizia, per vedere riconosciute le sue ragioni.

Vennero accusati, lui e la moglie Saturnina, di essere assassini; non mancarono minacce e ogni genere di recriminazioni.
Eppure molti di noi, genitori e al tempo stesso figli, capivamo lo strazio di queste due creature che non desideravano accanirsi. Per amore.

Vedere un figlio nel fiore degli anni, sognare il meglio per lui, e poi improvvisamente, trovarlo inerme in un letto di ospedale, sapendo che anche un risveglio avrebbe lasciato uno stato vegetativo, era straziante per noi che non eravamo coinvolti nella situazione, figuriamoci per loro.

Battaglie, polemiche, diritto alla vita e a mantenerla: quello che in quel frangente trovo che sia mancato, e a volte manca tuttora, è la compassione.

Tutti noi, perchè capita quotidianamente, esprimiamo un parere, ed è giusto perchè siamo liberi di farlo. Però all'epoca in molti ci domandavamo se chi, giustamente, sosteneva che questa ragazza dovesse essere tenuta in vita, si fosse mai calato nella vita quotidiana di queste persone. Se avesse mai ascoltato lo strazio dei due genitori, che per interi lustri hanno guardato ogni giorno la loro creatura immobile e senza vita.

Ieri in quella intervista, ho rivissuto emozioni che erano dimenticate, perché al papà di Eluana va un grande merito: aver alimentato il dibattito, la discussione, e se anche i tempi non sono ancora maturi, perché questo argomento resta ancora spinoso, per molte ragioni, siamo in lenta e costante evoluzione.

Il papà di Eluana ha concluso l'intervista citando Leonardo Sciascia: in "Una vita semplice", scrive che non è la speranza l'ultima a morire ma il morire l'ultima speranza. Un diritto che deve avanzare con una legge».

La nascita e la morte avvengono con un Transito, uno scatto fotografico nel Cielo che coincide con un momento, il nostro, nel quale veniamo alla luce, che è la nostra Carta del Cielo. Altri Transiti determinano eventi della nostra esistenza, e anche la morte lo è, e tutti evolviamo, camminiamo, combattiamo per il riconoscimento dei nostri diritti, nel reciproco rispetto.

Se ne parlerà ancora, se ne discuterà, e ho fiducia che al momento giusto, come accadde molti anni fa, ci saranno cambiamenti, unendo punti di vista diversi, perché molti itinerari, lo sappiamo noi che crediamo nelle Stelle, conducono alla medesima Carta del Cielo.

Un mazzolino di fiori stellati
Grazia

Torino, 17 Febbraio 2022