La Dea Bianca di Robert Graves!
Non si è trattato di una lettura facile, è un po’ come l’Ulisse di Joyce in campo mitologico, richiede grande pazienza nel lettore, ma possiede tesori iniziatici che vengono dalla notte dei tempi, che nessun altro libro o autore ha mai raccontato.
Secondo Graves il linguaggio del mito poetico anticamente usato nel Mediterraneo e in Europa Settentrionale fosse una lingua magica, in stretta relazione con cerimonie in onore della dea Luna ovvero della Musa, alcune delle quali risalivano all’età paleolitica. Si tratta di un vero e proprio tesoro primordiale, che iniziò a sparire quando alla civiltà matriarcale iniziò a sostituirsi quella patriarcale. Identificare la Dea Bianca costituisce un mistero e un cammino complesso che Graves ci fa percorrere: ‘Io ne parlo come della dea Bianca perché bianco è il suo colore fondamentale, il colore della prima persona della sua trinità lunare. La Luna Nuova è la Dea Bianca della nascita e della crescita, la Luna Piena la dea Rossa dell’amore e della battaglia, la Luna vecchia la Dea Nera della morte e della divinazione’. Il più completo e ispirato ritratto della Dea si trova nell’Asino d’Oro di Apuleio, quando il protagonista Lucio nel profondo della sua infelicità (era stato trasformato in asino) prega la Luna (la vidi risplendere brillando come quando è piena, quasi che balzasse fuori dal mare) con accenti devoti identificandola con Madre Natura. E descrivendola accuratamente, sotto forma di una affascinante visione del dormiveglia. Ella gli risponde e si svela come unica interprete di molte dee, da Minerva a Giunone a Cerere, Proserpina…. Gli Egiziani, che eccellono in ogni tipo di dottrina antica e con le loro giuste cerimonie sono soliti adorarmi, mi chiamano con il mio vero nome, Iside regina. Cessa i lamenti e le lacrime, scaccia ogni tuo cruccio….
Dopo la lettura del libro sulla Dea Bianca di comune accordo con Sergio Ghivarello scegliemmo fiori bianchi per onorare la dea, come devoti di Iside. Gli regalai un gelsomino rampicante che ad ogni primavera rifioriva e io stessa mi circondai di fiori bianchi, come le gardenie, che sempre mi onorano di grandi fioriture, come in un patto speciale simbolico. Il lavoro di Graves è molto difficile da decifrare, con i suoi collegamenti arditi con epoche e alfabeti e studiosi, ma vale la pena esplorarne almeno alcuni punti, sebbene appaiano tra loro un po’ scollati. Ma sono utili per respirane almeno in parte l’atmosfera.