Il Grande Racconto delle Stelle!
Miei cari Amici delle Stelle,
Oggi desidero introdurvi ad un testo straordinario.
Sono particolarmente fortunata, perché ne posseggo due copie: la prima la acquistai non appena uscì il testo, in formato elegante con rilegatura; la seconda copia mi è stata donata dalla carissima amica Marisa Paschero alla fine di luglio.
Ho pensato che questo dono non fosse casuale, perché era un messaggio esoterico per ricordarmi che la preziosa opera, che nel riordino estivo della biblioteca è stata messa in prima fila (anche i libri amano essere vezzeggiati!), regala nuove suggestioni, sempre diverse, ad ogni lettura.
L’autore consiglia di procedere con molta cautela, gustando ogni singolo capoverso, preferibilmente ascoltando la musica stellare che consiglia quale più adatta al momento.
Nel testo ci sono 250 immagini, Piero Bottani scrive che la sua raccolta personale, che vi devo dire vedrei proprio volentieri, ne raccoglie 3000!
E’ un libro meraviglioso, capace di regalare emozioni uniche e vi devo dire che mi sono commossa, quando ho letto ciò che scrive, al termine del suo lavoro: ‘Terminato il lavoro, posso dire che torno a riveder le stelle. ’
Ecco l’introduzione che accompagna il lettore in questo cammino celestiale:
'Questo non è un libro di Astronomia, o di storia della medesima.
E’ un libro che vuole esplorare e presentare l’immagine che l’umanità si è costruita delle stelle attraverso l’immagine, cioè, come ce l’hanno trasmessa la letteratura, le arti visive, la musica.
Nel fare questo è naturalmente impossibile – e sarebbe comunque non augurabile – evitare quei momenti, frequenti e fertili, nei quali le arti incontrano le scienze, la filosofia, la religione. Il volume è perciò il risultato di un intreccio costante.
Sui modi nei quali questo intreccio viene disegnato, rimando all’introduzione. Dico però sin d’ora che ciò che mi ha guidato attraverso tutto il libro è la ricerca della ‘poesia cosmica’, del bello, e del sublime. Se sarò riuscito a trasmettere al lettore l’entusiasmo (o il terrore) che poeti, narratori, pittori e compositori di tutte le epoche e di tutti i continenti hanno mostrato nei confronti degli altri, potrò dire a me stesso di aver compiuto cosa buona.
Chiarisco subito che ‘di tutte le epoche e di tutti i continenti’ ha valore letterale benché, naturalmente, sommario. A scriver di stelle in maniera davvero esaustiva, si comporrebbe un’enciclopedia, mentre questo intende essere un racconto, articolato ma non infinito: il grande racconto che il cielo fa di se stesso, dei suoi moti e colori, delle forme e dei miti, del suo canto e della sua musica. Tuttavia, l’intenzione è quella di partire dai primordiali della civiltà e giungere al XXI secolo, e di vagare attraverso il pianeta. Si fa un gran parlare, oggi, di world literature, di ‘letteratura del mondo’, ma sinora l’ho vista praticata soltanto su piccolissima scala e soprattutto nella teoria. Questo vorrebbe essere un libro di world literature.
Per poterlo scrivere, ho dovuto leggere come non facevo dall’adolescenza, ricercare e studiare le immagini e la musica, controllare continuamente dati storici e bibliografici, e sottoporre quanto venivo elaborando, soprattutto che toccavo per la prima volta, allo scrutinio degli esperti. Ringrazio perciò sinceramente tutti coloro che mi hanno aiutato, sollevandoli sin da adesso da ogni responsabilità quanto gli errori che possono essere contenuti nelle pagine che seguono (….)
Non posso però dimenticare che la mia passione per le cose celesti ha ricevuto nel passato un impulso fondamentale da Ginestra Amaldi (si chiamava così per via della Ginestra leopardiana). Mi parlava delle stelle e del cosmo non soltanto con i suoi libri, ma anche quando andavamo in barca sul mare, o quando conversavamo in montagna. Perciò questo libro è anche dedicato alla sua memoria, che mi è carissima.
Alcune avvertenze per la lettura. I capitoli che seguono sono organizzati come unità a sé stanti all’interno di una sequenza grosso modo cronologico-tematica che si interrompe talvolta per anticipazioni o flashback e per quello che chiamo il ‘giro del mondo’ tra 10 e 14. Ne consiglio la lettura uno per volta, e meglio ancora sezione per sezione all’interno di uno stesso capitolo, badando alla bellezza dei testi e delle immagini relative, e soprattutto godendola. Le note forniscono gli estremi delle opere citate nel testo, l’originale dei brani (solamente di quelli in versi e nelle lingue che posso sperare siano comprese), e l’indicazione del solo materiale secondario che mi è servito per il discorso su quelle opere. La Bibliografia è selezionata, ma spero fornisca un elenco di libri per mezzo dei quali il lettore potrà approfondire l’argomento. Le immagini tentano di illustrare quanto dico nel testo: sono duecentocinquanta, ed esprimo la mia riconoscenza all’editore per aver compiuto lo sforzo non indifferente di pubblicarle: ne possiedo, sullo stesso soggetto, circa tremila. Ho anche raccolto una notevole discografia di musica astrale, che purtroppo deve restare fuori dal volume. Rimane anche esclusa una quantità enorme di materiale letterario, soprattutto per l’età moderna e in particolare per il Novecento. E’, semplicemente, troppo, e io ho soltanto l’obbligo di usare i testi che mi paiono necessari e che fanno al caso mio e al mio gusto. Se qualcuno mi interpellasse, ‘Ma perché non c’è x o y’ risponderei con un sorriso, mettendo mano alla pistola, ‘ce lo infili lei, dove crede e dove trova lo spazio. ’
Una ricerca di questo genere è per sua natura inesauribile. Mentre scrivo, guardo i quadri emozionanti di Greg Mort e le affascinanti sculture di Vladimir Skoda, e ascolto la Supernova Sonata, Music of the (Exploding) Sphere, creata da Alex H. Parker e Melissa L. Graham. Mentre termino queste righe, la National Public Radio americana mette in onda una trasmissione (facendo ascoltare alcuni brani) sulla Nature of the Night Star, una composizione musicale creata da Jeff Talman con l’aiuto dell’astrofisico australiano Daniel Huber. Si tratta di radiazioni e dati sismici provenienti da Procione, una stella di Canis Minor, filtrati e ricreati in suono che l’orecchio umano è in grado di percepire. Risuona nella foresta bavarese di Gibacht tutte le sere, dopo il tramonto, sotto gli astri, dal 7 maggio al 18 settembre 2011. Quando nel 2010, fui invitato da Vittorio Bo a parlare di Stelle al Festival della Scienza di Genova, dissi che forse i poeti (per i quali naturalmente intendevo anche pittori e musicisti) scoprirono dagli astri cose che gli scienziati non riescono a vedere. Una testa in terza fila si agitò in un diniego che proseguì per almeno un minuto. Mi dispiace: insisto.
Terminato il lavoro, posso dire che torno a riveder le stelle.'
Pietro Bottani,
Il Grande Racconto delle Stelle
Edizione Il Mulino