Alla ricerca della moglie perfetta!

Johannes Keplero scrisse il proprio epitaffio poco prima di morire, nel 1630, durante uno degli innumerevoli viaggi compiuti allo scopo di farsi pagare ciò che gli era dovuto dai suoi protettori, Rodolfo II e, in seguito, Wallenstein.

La spregiudicatezza intellettuale e il rifiuto di modificare le proprie opinioni, lo ponevano spesso in conflitto con gli ambienti accademici, politici e religiosi in cui si trovava ad operare. Per sfuggire polemiche e persecuzioni era costretto a frequenti spostamenti, nei quali, quasi sempre, si faceva seguire dalla famiglia.
Keplero divenne noto universamente per le tre leggi che regolano il moto dei pianeti, ma la sua ricerca dell’armonia matematica dell’universo fu ben più ampia, e lo portò ad intuire fenomeni – la forza di gravità, il peso dell’aria, la teoria della visione – che sarebbero stati messi in luce molti anni più tardi.
Le sue ricerche, tuttavia, si svolsero sempre in mezzo ai disagi e contrasti familiari, questi ultimi particolarmente frequenti durante il primo matrimonio

Keplero aveva sposato nel 1597 una bella e ricca vedova con qualche pretesa di nobiltà, Barbara Muller. Il matrimonio non fu felice e morì tragicamente. La coppia aveva avuto cinque figli, due dei quali erano deceduti in tenera età. Nel 1611, alla morte di un terzo figlio, la moglie dello scienziato, già provata fisicamente e psicologicamente dalle difficoltà familiari, impazzi e morì poco dopo.
Dopo qualche mese, Keplero, quarantunenne, si diede alla ricerca di una seconda moglie. Tra mille dubbi, turbamenti religiosi, influenze astrali, preoccupazioni igieniche, considerazioni economiche e fisiognomiche – e qualche raro slancio di simpatia – il grande scienziato esamina ben undici candidate…

Il nostro Keplero si concentra su una ricerca particolare: ‘Per me uomo sapiente, che aveva superato il culmine dell’età virile, ormai alle soglie della vecchiaia, ora che i sensi si erano placati e il corpo era naturalmente debole e senza energia, quale soluzione più ragionevole si prospettava se non sposare una donna vedova, pratica dell’economia domestica? Io e la mia prima moglie la conoscevamo già, e anzi, mi era stata raccomandata con franchezza da quest’ultima. Non era povera e tuttavia viveva relegata in una condizione di vita alla quale si sarebbe sottratta molto felicemente: per lei significava passare a sorte migliore e proprio per questo avrebbe investito il suo uomo di un valore ancora più grande. Ed io non avrei dovuto cogliere questa opportunità, già approvata dalla mia prima moglie, che subito e spontaneamente mi venne offerta dai patroni delle donna? Perché allora la vicenda non si è conclusa bene? La donna all’inizio sembrò consentire. Non c’è dubbio che poi avesse ponderato la questione: infine con grande modestia si sottrasse con delle scuse.
La brava donna si consigliò col genero e si rese conto che mi sarebbe stata di peso per più di un motivo. Aveva infatti due figlie ancora da maritare, un bimbo di dodici anni e inoltre una figlia già accasata. Erano imminenti tre successive cerimonie nunziali: il matrimonio della madre seguito da quello delle figlie. In verità io, uomo di studi e non di potere, non avevo alcuna risorsa né tanto meno la speranza di tener fede all’impegno. Credo che tutti si imbattano prima o poi non in una sola, ma in molte esperienze di tal genere, come è successo a me. La differenza consiste nel fatto che gli altri non riflettono o dimenticano facilmente, affrontando i casi della vita con più distacco, o forse sanno tenersi più a freno e da soli imparano a discernere le proprie sventure. O forse nel mio caso esercitano un certo influsso gli astri. Ma non penso di attribuire alle stelle la funzione di Dio, di dirigere gli eventi umani. Rientrerà pure in un disegno astrale che io non questo periodo sia più ardente nei trasporti emotivi, che manifesti una eccessiva fiducia o mostri con ostentazione pietà e misericordia, ricerchi la fama grazie a soluzioni nuove e inattese, rintracciando accuratamente le diverse ragioni mediante confronti e analisi, turbandomi profondamente al momento di scegliere. Ebbene, io stesso sono un esempio di come Dio raramente muti il corso della natura e tuttavia riesca a disporre con regolare determinazione gli avvenimenti. In questa prima vicenda riconosco un segno evidente della grazia divina, dal momento che non è accaduto ciò che avrebbe potuto accadere, che cioè ella mi sposasse.

Keplero annota minuziosamente pregi e difetti delle undici candidate, che per svariate ragioni, non rispondono al criterio di perfezione...
Seguono altre candidate. Mi sono state proposte una donna e le sue due figlie, con un cattivo presagio, se si deve considerare tale una offesa all’onestà. Successivamente, dal viaggio che avevo intrapreso alla volta di Linz, deviai in Moravia, mosso da un preciso intento, che avevo prima accantonato, quasi vergognandomene. Lo confesso, il mio cuore era ancora ardente, bramava sostituire con un nuovo amore una perdita recentissima. Il resto è colpa della sorte. Un anno prima la candidata si era promessa ad un altro uomo, che nel frattempo era fuggito come un dissoluto. La mia richiesta di matrimonio fu accolta con gratitudine da parte della giovane e di sua madre. Ma, poiché temevano qualche rivendicazione del primo pretendente, rimisero la mia candidatura nelle mani del signore di costui, presso il quale egli, in quel momento, si trovava. Ebbene, io avevo le lettere di raccomandazione da quel signore: chi altrimenti avrebbe potuto negare la validità di questa unione?
Mi domando se è stata mia la colpa o il volere di Dio a permettere una simile beffa. Sarebbe empio attribuire agli astri questi avvenimenti, che accaddero senza responsabilità della natura o mia, né agli astri sono ricollegabili. Ecco ora la quarta donna, la prima delle abitanti di Linz: i garanti di quella donna, ostentando falsamente le sue ricchezze, urtarono il mio temperamento che ha orrore delle chiacchiere. Restai fermo alla decisione presa e forse avrei concluso presto l’affare, se in quel momento amore e ragionevolezza, influenzandosi l’un l’altro, non mi avessero presentato una quinta donna. Quest’ultima, messa a confronto con la quarta, la superò per la dote discreta ma soprattutto per la sua capacità di amare, per il suo atteggiamento umile, sobrio, incline all’operosità, per l’affetto dimostrato ai miei figli. Uscì vittoriosa per tali motivi, laddove una competizione dall’esito incerto sarebbe stata sconfitta dal buon nome della famiglia e dalla dignità di aspetto della quarta.
Per proseguire, la mia figliastra e mio genero mi consigliarono una sesta donna, e non mancarono amici nel ruolo di intermediari. Erano piaciute in lei una certa nobiltà e ricchezza. D’altra parte non aveva ancora l’età per sposarsi e io avevo paura delle spese nuziali e poi sospettavo che quella sua fierezza aristocratica, coltivata per se stessa, fosse in realtà superbia. Quando ormai manifestavo una decisa preferenza per la quinta, che dominava incontrastata nel mio cuore e persino sulle mie labbra, apparve improvvisamente una nuova rivale, la settima. Ammetto che in quel periodo i miei sentimenti erano esasperati e ciò dipendeva dall’influsso delle stelle. Probabilmente in un altro momento avrei preso tale decisione con animo più sereno. Non so se quel matrimonio sarebbe andato bene o male; comunque tutti i miei amici sono concordi nell’affermare che mai mi avrebbero consigliato di vivere con questa persona, soprattutto a causa della sua famiglia numerosa e indigente. La sorte castigò il mio cuore reso irrequieto dal tumulto di così tante incertezze, e per di più posto dinnanzi ad una persona ugualmente volubile. All’inizio la donna e i suoi parenti auspicavano senz’altro questa unione; in seguito, non soltanto io ma neppure lei sapevamo con certezza se desideravamo sposarci. A far vacillare ulteriormente la sua costanza contribuì il discredito delle mie opinioni religiose. Io allora l’abbandonai con il sostegno e l’approvazione di tutti. A questo punto io, reso più accorto, affrontai le ultime trattative – rimanevano infatti tre candidate – con riservatezza: ora finalmente lo rivelo a voi.
Con la scusa dell’ottava donna – quasi pensassi di non scartarla affatto – e seguendo l’ordine di presentazione col quale mi erano state raccomandate parecchie altre dopo la sesta, parlai con parole velate a quella che considero la nona e aspettai che fosse piuttosto lei con imprudente franchezza a darmi qualche segno della sua disponibilità. Infatti mi era stato consigliato di non giungere troppo spesso al momento critico del rifiuto.
Dunque per non arrischiarmi ulteriormente passai alla decima, seguendo il suggerimento di una donna del popolo, a me molto affezionata, che già da un po’ lamentava di essere tenuta in disparte. Ma la sua fisionomia era ripugnante e l’aspetto sgradevole anche agli occhi del popolino. Compresi quanto sarebbe stata inadatta a me tale donna soprattutto quando la paragonai alla quinta; tuttavia il confronto non suscitò un nuovo trasporto d’amore per quest’ultima: me ne andai più rapido di Euro, sacrificando quella ricchezza a Plutone.
Nel corso dello stesso viaggio l’undicesima donna, già tempo prima raccomandatami, fu rimessa in scena da un amico, fedele custode dei miei segreti, il quale mi aveva sconsigliato la decima. Nel complesso le trattative con la mediazione di quell’amico sono continuate grazie alla pazienza da me mantenuta fino al quarto mese. Ma alla fine sentenziarono che la fanciulla sembrava non essere ancora abbastanza adulta. Visto che ormai avevo esaurito tutte le proposte degli amici, io partii e feci ritorno a Ratisbona dalla quinta, alla quale mi promisi, ricevendo in cambio l’impegno della sua fedeltà.

Alla fine, quello che potremmo simpaticamente definire uno 'zitellone da manuale' (anche se vedovo), si accaserà felicemente con la candidata numero cinque.

Ecco a voi un librino simpatico, che ho ricevuto qualche anno fa dall'amico Guido Ceronetti. Nonostante le meraviglie del web e pur abitando vicini, per decenni Guido ed io abbiamo utilizzato carta e penna per inviare lettere e piccoli doni stellari, pensieri esoterici di bene, in una amicizia che ha viaggiato sulle corde delle Poste Italiane. Il piacere di ricevere missive stellari grazie al postino delle stelle, resta ineguagliabile!