Il mio incontro con Urania!

 

Posso definire la disciplina astrologica come la passione della mia vita. Me ne occupo oramai da molto tempo, fin dai primi anni ’70.
L’incontro, come spesso avviene per i grandi amori, è stato del tutto casuale.

Laureata in Economia e Commercio presso l’Università di Torino, ero in quegli anni alle mie prime esperienze come docente di Ragioneria e Tecnica Bancaria nella scuola superiore di Stato. Una collega mi domandò un giorno se potevo aiutarla nel decifrare i calcoli matematici necessari per erigere un Oroscopo.
Non era in dimestichezza con i numeri complessi e le interpolazioni delle Tavole dei Pianeti, e pensava che potessi aiutarla. Portai a casa il poderoso Trattato teorico pratico di Astrologia di Nicola Sementovsky Kurilo e mi immersi nella lettura, comprendendo fin dalle prime pagine che l’argomento mi intrigava e mi proponeva un’interpretazione filosofica della vita assai differente rispetto ad ogni altra che io avessi incontrato in precedenza.

Uscii l’indomani, in un pomeriggio torinese freddo e nevoso, ad acquistare un compasso per eseguire la mia prima ruota zodiacale. Pochi giorni più tardi restituii il volume, diedi alla collega alcune dritte e acquistai una copia per me. E’ certo che se un astrologo (all’epoca non ne conoscevo nessuno, e comunque il rovello del futuro e delle mie Stelle al momento della nascita non mi aveva mai lontanamente sfiorata) avesse esaminato la mia Carta del Cielo e mi avesse annunciato che mi sarei dedicata all’Astrologia, rinunciando al mio ruolo di docente, non gli avrei creduto nemmeno per un minuto!
Come direbbe il famoso psicoanalista junghiano (e quindi amico dell’Astrologia) James Hillman, in quel momento la mia ghianda, il daimon hanno vibrato dentro di me: senza volerlo sono entrata in una nuova dimensione, che ancora oggi mi affascina e mi seduce.

Il cammino non è mai facile per nessuno, non lo fu neppure per me. Mi dedicai con entusiasmo ad uno studio sistematico della materia, in anni nei quali la bibliografia astrologica era molto scarsa, quanto meno in lingua italiana, utilizzando buoni testi francesi e inglesi, e munendomi di ottime Effemeridi (denominazione esatta delle Tavole dei Pianeti) giornaliere, elaborate dalla Nasa.
Mi trovavo nell’isolamento più totale, e solo dopo qualche tempo entrai in contatto con il Centro Italiano di Astrologia, associazione culturale senza fini di lucro. Alla fine degli anni ’70 Serena Foglia, che ne era Presidente, mi propose di assumere il ruolo di Segretaria Nazionale, carica priva di onori e remunerazioni, nella quale mi impegnai per ben dieci anni, collaborando con impegno, da buona piemontese, all’espansione della seria Astrologia culturale. Sono stata successivamente Direttore Responsabile di Linguaggio Astrale, il corposo trimestrale a cura dell’associazione, più volte premiato dal Ministero dei Beni Culturali come testata ad elevato contenuto culturale.
Nel 1982 iniziai la mia attività giornalistica con il settimanale Amica, che prosegue ancora oggi, e l’anno successivo lasciai definitivamente la scuola di Stato per seguire a tempo pieno i cammini astrologici.

In tutti questi anni non ho mai dimenticato né rinnegato la mia matrice culturale di stampo economico, al contrario coniugarla con l’Astrologia ha sempre costituito per me un sottile piacere, perché mi consente un ritorno alle origini, un ricongiungimento con gli studi giovanili. Inoltre sono riuscita così a dare una impostazione sistematica al materiale raccolto attraverso i numerosi seminari di Astrologia che si sono susseguiti con il trascorrere del tempo, offrendo nuove occasioni di riflessione agli studiosi e ai semplici curiosi della materia.

In questo modo ho costantemente verificato la fondatezza del collegamento, che risale a tempi antichissimi, e non è mai venuto meno, cercando altresì un senso metafisico nei significati economici e finanziari, secondo il principio che non tutto è governato dalla dea ragione, ma che esiste invece una stretta simbiosi, come ritenevano gli alchimisti, tra ciò che è in alto e ciò che è in basso, tra Macrocosmo e Microcosmo.

Per me lo studio dell’Astrologia ha rappresentato la scoperta dell’altra metà del cielo, il constatare che non avrei potuto trascorrere tutta la mia vita dedicandomi unicamente alle pur nobili arti contabili, che dovevo seguire una nuova vocazione, verso la scoperta interiore. Altri lo fanno attraverso la religione, la psicoanalisi e la psicologia, per me l’incantesimo ha funzionato diversamente. Piano piano, senza mai rinunciare ai meccanismi razionali che mi erano stati inculcati (i quali, spesso, al contrario, mi sono stati assai utili nell’aggirarmi nei complessi mondi dell’irrazionale, a volte popolati di fantasmi da esorcizzare), l’antica disciplina mi ha catturata pienamente, l’ho vista come una Fenice risorgere dalle sue ceneri, riacquistare spessore e credibilità. Soprattutto attraverso la riscoperta culturale dell’Astrologia classica e i collegamenti junghiani degli ultimi decenni, mentre un numero sempre maggiore di persone culturalmente preparate mostravano di volerne sapere di più.
Ormai sentirci domandare di che segno siamo, quale è il nostro Ascendente costituisce una sorta di biglietto da visita generalizzato, un argomento di conversazione, una codificazione che fa parte del mondo attuale.

Dopo molti anni di verifiche ho potuto constatare che non è certamente vero che ‘Non cade foglia che il pianeta non voglia’. Ma, come diceva un saggio come San Tommaso d’Aquino, Astra inclinant, Sed non necessitant, proseguiva l’antico assioma, che manteneva giustamente il privilegio individuale dell’alternativa tra il bene e il male. Posso dire che gli errori di interpretazione, di decodificazione del linguaggio astrologico stellare vanno cercati nella cattiva preparazione di studiosi improvvisati, o incauti. I quali il più delle volte la strumentalizzano, utilizzandola unicamente in senso previsionale e trascurandone l’essenza profonda. Operazione nella quale sono confortati con impegno costante i mass media.

 

Il mio saluto celestiale, miei cari Amici delle Stelle, con un sonetto che mi è particolarmente caro:

'Sebbene gli ingegni meschini osino disprezzare l’Astrologia
e sciocchi pensino che quei lumi di purissima luce
non per altra causa siano stati creati se non per
punteggiare di lustrini il nero volto della notte
o per una danza ininterrotta…. Io so per quanto mi riguarda
che la natura è avveduta, e a grandi cause
corrispondono grandi effetti.'

P. Sidney, A Stella, in F.A. Yates, L’Arte della Memoria, Einaudi, Torino, 1972, p. 263

Celestialmente vostra,


Grazia Mirti