13 Marzo 2022: Gli Asteoridi&Chirone!

Miei cari Amici delle Stelle,
in questi giorni sono al lavoro per l'incontro su Chirone e gli Asteroidi, e devo dirvi - per strapparvi un sorriso! - che a casa nostra spuntano cavalli e Centauri da tutte le parti!
Nulla capita per caso, cosi come l'argomento che in tempi non sospetti - il programma dei Grandi Eventi in Cielo è pubblicato da settembre del 2021! - che affronteremo domenica 13 Marzo 2022 dalle 15 alle 18: Gli Asteroidi e il bizzarro Chirone, quest'ultimo considerato di grande importanza dal punto di vista psicologico, evolutivo e karmico.

Ho, come sempre, impostato il lavoro che vi presenterò in chiave didattica, al fine di fornirvi una ampia documentazione mirata, in primo luogo, al significato degli Asteroidi e di Chirone, e successivamente all'analisi astrologica di numerosi casi, per valutarne l'efficacia pratica.
Ci sono infatti, due scuole di pensiero: c'è chi considera questi elementi celesti fondamentali nell'analisi astrologica, e chi invece li utilizza come elemento 'decorativo', o meglio aggiuntivo, in determinati momenti dell'interpretazione. Personalmente trovo che sappiano arricchire bene l'interpretazione, a condizione di utilizzarli con saggezza (dote, che secondo il mito, appartiene proprio a Chirone!)
Inizieremo quindi raccontando la storia di queste gemme preziose del firmamento, esamineremo proposte interpretative in chiave evolutiva, familiare, previsionale, in un percorso che ho strutturato aggiungendo le Effemeridi: siamo noi e chi amiamo, come dico spesso, il terreno delle sperimentazioni astrologiche e dobbiamo, prima di tutto, sapere dove si trovano nella nostra Carta del Cielo.

Se desiderate partecipare potete scriverci e prenderemo nota della vostra partecipazione.
Il nostro incontro, la registrazione, la documentazione cartacea spedita per piego di libro raccomandato, costano 30 euro.

Trovate qui si seguito un contributo stellare di un testo che mi è davvero molto caro, dal titolo magico: Le Dimore del Cielo.
Lo trovai, tanti anni fa, al Salone del Libro, presso lo stand della Casa Editrice Palermo.
Dirvi che è magnifico è dire poco, illustrazioni meravigliose accompagnano testi scritti in punta di penna da Giuseppe Maria Sesti.
Trovate qui, pronto per essere letto e stampato, il suo commento sui Centauri e Chirone, utile per addentrarci in ciò che studieremo domenica pomeriggio, ma anche un messaggio esoterico per curare le "ferite" del nostro Mondo, che in questo momento è davvero sofferente.

Un abbraccio stellare, con questa buffa fotografia che ritrae il testo di cui vi parlo, e un simpatico Centauro domestico, che con le sue ruote trotterella a casa Mirti da molti anni!

Grazia

Domenica 13 Marzo 2022 dalle 15 alle 18
Gli Asteroidi e il bizzarro Chirone: dal Mito all'interpretazione, tra passato, presente e futuro!

Sede degli incontri: on line, utilizzeremo Gotomeeting, strumento di connessione uraniano facile da utilizzare. Se non lo avete mai usato, non temete, perché vi aiuteremo per essere in onda con noi!

Contenuto di ogni lezione: Ogni lezione prevede l’incontro in diretta, la registrazione dell’incontro; una corposa dispensa cartacea che viene spedita per piego di libro raccomandato tracciabile

Quota di partecipazione: 30 Euro per ogni lezione (La quota di partecipazione comprende: l’accesso alla diretta, la registrazione, il materiale didattico cartaceo.)

Per informazioni e iscrizioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
 
I Centauri e Chirone!
All’estremo limite dell’Emisfero Meridionale, sotto le Stelle dell’Idra e dello Scorpione, sta ritto un animale fantastico con il corpo di cavallo, ma torso, braccia e testa d’uomo.
Il suo nome è Centauro: al tempo della sua creazione si ergeva dritto con le sue Stelle proprio sull’orizzonte Sud del Cielo, ultima costellazione visibile del Mediterraneo, al di là della quale vi era il grande mistero che solo pochi avventurosi marinai avevano avuto modo di osservare: L’Emisfero Australe.

Centauro è rivolto verso Oriente e si ha l’impressione che presto incontrerà l’altro Centauro siderale: il Sagittario, che galoppa verso Occidente nella sua direzione: fra le sue mani tiene una strana pertica che sembra una lancia con la quale sta uccidendo la lupa di stelle di fronte a lui.

Centauro è una creazione mitologica densa di mito e poesia: in epoca più antica, il suo progenitore era rappresentato dall’ibrido caprino, asinino e taurino. Pan, Dioniso, Sileno, i Fauni, Minotauro, Priapo stesso erano gli antenati di questa figura che apparve nell’Ellade dopo l’introduzione del cavallo del continente asiatico. E’ facile ricostruire il processo immaginativo dei popoli mediterranei quando arrivarono dall’Oriente: i primi guerrieri montati a cavallo, che apparivano come creature metà cavallo e metà uomo.
Il sacerdote babilonese Belriusciu (grecizzato in Beroso) scrisse per i greci una storia di Babilonia dalle origini ad Alessandro il Grande in cui, descrivendo il caos primordiale del periodo dello Scorpione e del Drago, dice:

“Si vedevano altre figure umane con gambe e corna caprine, alcune avevano zoccoli di cavallo, altre univano la parte posteriore di un cavallo con il corpo di un uomo, rassomigliando cosi agli Ippocentauri. Allo stesso modo dei tori erano raffigurati con la testa d’uomo o di cane, con corpi di quadrupede terminanti in coda di pesce. C’erano creature che riunivano gli arti di ogni specie animale e tutte sono descritte e rappresentate nel tempio di Belos.” (Brown, Law of Cosmic Order, pag.60)

Il primo satiro di cui è pervenuta una descrizione è probabilmente l’indimenticabile Enkidu, amico di Gilgamesh descritto nella dimora di Orione, rappresentato dai bassorilievi con corna di capra e spesso con zampe e coda di toro. In Grecia i satiri erano considerati geni silvani insieme con le ninfe, discendevano dall’argolico Foroneo, il primo uomo che usò il fuoco, un Dema Pre-Efesto rappresentato dall’albero dell’ontano e figlio della ninfa del frassino Melia e del dio-fiume Inaco (Graves, White Goddess).
Accanto ai satiri erano rappresentati i sileni, geni amici degli uomini, con orecchie, coda e talvolta zoccoli di cavallo o di asino, grandi amanti del vino che venivano rappresentati sempre ebbri.
Euripide, nel suo Ciclope, distingueva il satiro, più giovane e sensuale, dal sileno, più vecchio e di natura più prettamente asinina.

I Centauri
Issione, re dei Lupiti, aveva commesso il delitto di uccidere un congiunto. Per questo gli dei chiesero a Zeus di punirlo, ma egli non solo lo perdonò ma, dopo averlo fatto purificare, lo invitò alla sua mensa. Durante il pranzo, Issione si innamorò di Hera, moglie del dio e, eccitato dal vino, meditò di sedurla. Quando Zeus capì le sue intenzioni, diede ad una nuvola le sembianze di Hera, e con quella Issione, ignaro, si congiunse. Zeus lo punì facendolo legare ad una ruota infuocata e condannandolo a girare nel Cielo.
Il simbolismo di questa leggenda è chiaramente astronomico. Issione era un dio locale del sole il cui culto era stato successivamente integrato a quello di Zeus e come simbolo del sole era identificato con le ruote infuocate che si facevano rotolare giù dalle colline durante le feste di mezza estate, a indicare che il sole aveva ormai raggiunto lo Zenit e iniziava il suo declino sino al Solstizio d’Inverno (Graves, Miti greci).
Alla nuvola della finta Hera fu dato il nome di Nefele che, fecondata da Issione, diede alla luce il primo Centauro, che successivamente si accoppiò con le cavalle della Magnesia, generando gli altri centauri. Questi esseri furono spesso associati ai rituali matrimoniali, nei quali apparivano spesso con le caratteristiche orgiastiche e anarchiche dei satiri. Al matrimonio di Piritoo e Ippodamia bevvero così tanto vino che quando la sposa apparve la rapirono, costringendo i Lapiti e Teseo a dare loro battaglia; iniziava così l’odio tra Lapiti e Centauri, che diede origine a molte rappresentazioni chiamate Centauromachie. Anche il frontone del Partenone ne rappresenta una.

Chirone
Chirone, figlio di Saturno e Fillira, fu il più famoso e sapiente dei Centauri. Nella sua giovinezza aveva spesso partecipato alle cacce di Artemide e sembra che da lei avesse appreso la conoscenza delle erbe medicinali e l’arte della medicina, della quale fu maestro ad Esculapio.
Al contrario degli altri Centauri, Chirone era pacifico: egli aveva fissato la sua dimora ai piedi del monte Pelio, ed essa fu ritenuta la migliore scuola di tutta la Grecia.
Tra i più famosi suoi allievi sono da ricordare, oltre a Dioniso, che egli educò fanciullo, Ercole, Giasone, Teseo, Castore e Polluce, Nestore, Enca, Ippolito, Ulisse, Diomede, Cefalo ed Achille, ai quali insegnò l’Astronomia, la chirurgia e la medicina.
Eratostene lo associava alle Stelle del Centauro, mentre Eschilo lo cantò come mitico inventore del cielo stellato in costellazioni. Di lui si favoleggiava che per primo avesse insegnato agli uomini la pratica delle leggi, l’inviolabilità del giuramento e la venerazione degli dei. Era anche espertissimo suonatore di lira, con il suono della quale si diceva persino risanasse i malati. Gli si attribuiva la conoscenza delle varie proprietà dei corpi celesti e delle pratiche atte a stornarne i malefici influssi sull’umanità.
Purtroppo, nonostante fosse immortale, questo saggio morì per mano involontaria del suo discepolo Ercole che, mentre cercava di colpire Elato con una delle sue frecce avvelenate nel sangue dell’Idra, accidentalmente colpì Chirone al ginocchio. Disperato, Ercole cercò di curare la ferita con i potenti farmaci del maestro, ma a nulla valsero i suoi sforzi: il terribile veleno avanzava inesorabile fino a procurare al povero Centauro un dolore talmente acuto che lo stesso Ercole pregò Zeus di farlo morire, ed egli, per mantenere il suo ricordo vivo ed eterno, ne pose l’immagine tra le Stelle.
Fu Ercole a suggerire che l’immortalità di Chirone fosse trasferita a Prometeo, che potè così essere liberato e che ereditò anche le cognizioni astronomiche di Chirone.
Così Ovidio racconta la fine del saggio quando venne Achille al suo capezzale:
“Ma l’edace veleno vinse ogni farmaco e dentro nell’ossa e in tutto il corpo penetrò quel flagello.
Misto il sangue dell’Idra Lernèa con quel di Chirone più non lasciava tempo per usare rimedi.
Achille stava come davanti a suo padre piangendo: così avrebbe pianto Pelèo, se fosse morto.
Gli accarezzava le mani languenti con mano amorosa spesso: - il maestro il premio ebbe de’ suoi precetti – spesso gli dava baci e anche diceva al morente: “Vivi, ti prego, o caro padre, non mi lasciare!”. Sorgeva il nono giorno, Chirone giustissimo, quando tu ti mostrasti cinto di quattordici stelle.
Fasti V-403-414

Tratto da: Giuseppe Maria Sesti, Le dimore del cielo. Archeologia e mito delle costellazioni. Casa Editrice Palermo, 1989