André Barbault e le sue dediche celestiali!

Miei cari Amici delle Stelle,
dal mio cassetto dei ricordi ho trovato una, anzi due, dediche speciali e ho pensato che la giornata iniziava nel migliore dei modi!
Sarà per questo che da sempre ho il pallino delle dediche: fin da quando ero bambina mio papà Benedetto mi ricordava l’importanza dell’annotare su un libro il mio nome e la data nel quale lo avevo ricevuto o acquistato. A distanza di decenni lo ringrazio ancora, per questa piccola abitudine che poi si è trasformata nel piacere della dedica, nella prima pagina di un testo.

Quando lo si apre, a distanza di molti anni, sembra che la data, la scrittura di un certo momento, le parole scritte con affetto ci riportino in quel momento, in un flash-back che io trovo emozionante!

E così questa mattina André Barbault ha fatto capolino con la sua bella scrittura creativa, regalandomi un vero tuffo nel passato, e riportandomi con la macchina del tempo a quando ebbi l’onore di conoscerlo. Non sapevo allora che saremmo diventati amici e ci saremmo voluti bene, con stima e affetto, muovevo i primi passi nel mondo dell’Astrologia e nel mio immaginario gli Astrologi conosciuti e famosi, vivevano in un altro Pianeta, intenti ad elaborare Oroscopi, scrivere testi, poco inclini a perdersi nei rapporti interpersonali, prediligendo la solitudine saturnina che – forse – li ispirava!
E invece, le mie “previsioni” erano del tutto diverse dalla realtà!

Nei primi anni ’70, dopo avere frequentato un corso tenuto dal mio indimenticabile Maestro, Federico Capone a Torino, con mia sorpresa, lui mi propose di collaborare in gruppo insieme con altre due allieve.
Ogni giovedì sera ci recavamo a casa sua, parlavamo di Astrologia, chiedevamo consigli su libri e riviste, cercavamo di approfondire le nozioni apprese. Ripensandoci oggi, quegli appuntamenti del giovedì sono ancora più preziosi: Federico, senza supponenza alcuna, ci dava consigli sull’interpretazione, e ci sollecitava nel trovare un cammino di indagine personalizzato ma, ancora di più, a confrontare le nostre opinioni, costruttivamente. Era paziente, ci voleva bene, e anche quando era burbero, con qualche rimprovero in più rispetto al solito, tutti sapevamo che il suo desiderio era che fossimo “cervelli pensanti”, nell’interpretazione.

Una lezione che non ho mai dimenticato, per questo non amo gli insegnamenti astrologici nebulosi, che non consentano a chi li segue di iniziare la verifica sul campo fin da subito, utilissima per maturare opinioni interpretative personali che possono anche differire da quelle impartite, in un clima di rispetto reciproco. Con Federico era una costante messa alla prova, difficile, specialmente per noi che eravamo alle prime armi, ma non c’è mai stata volta in cui io non sia tornata a casa, e non abbia potuto esercitarmi, attraverso schemi, riassunti, appunti. E’ questa, per me, la vera Astrologia, e nel mio piccolo come insegnante di Stelle porto avanti il suo ideale, senza quel rapporto di sudditanza con l’insegnante, che usa parole difficilissime e giravolte sempre più avvitanti, che non di rado celano segni di una certa carenza di capacità interpretativa.

Federico era in contatto con alcuni rappresentanti francesi della materia, in particolare con il già celebre André Barbault. Venni così a sapere che nella non lontana Chambéry si sarebbe svolto un meeting con la partecipazione di André come docente. Chi si iscriveva poteva proporre un proprio lavoro da esporre in quei giorni. Decisi di partecipare, fu il mio primo viaggio astrologico all’estero. Oggi è normale partire, anche per destinazioni lontane, ma allora, credetemi era un Viaggio vero e proprio, e prima di decidermi ci pensai molto.

Preparai anche una piccola relazione, per essere sicura della pronuncia francese corretta chiesi la consulenza del mio collega di scuola (all’epoca insegnavo Ragioneria e Tecnica Bancaria) Carlo Cignetti, brillante docente di Francese. Ci volevamo bene e lui capiva la mia vena poetica data dalla Luna in Pesci, arricchendo i miei scritti con perle deliziose, che sembravano tirate fuori da romanzi del tempo che fu!

Devo dirvi che ancora oggi non so se mi sentivo più emozionata all’idea di conoscere André, o di non compiere errori di grammatica e sintassi in lingua francese, la mia lingua preferita ai tempi della scuola, così simile al dialetto piemontese che mi aveva insegnato la nonna materna.

Il treno non impiegò molto a raggiungere la bella Chambéry sepolta sotto la neve, e durante il tragitto pensavo che avrei conosciuto un Luminare dell’Astrologia, e che avrei voluto fargli mille domande, ma poi forse sarei sembrata eccessiva. Quindi avrei certamente optato per un cauto silenzio, ma di fronte a tutta la classe, sarei sembrata poco partecipe. Mi ero annotata alcuni quesiti, che un minuto prima mi sembravano fondamentali, un minuto dopo decisamente inadeguate. Chissà come erano gli altri partecipanti, magari dei veri pozzi di scienza, e… cosa avrei fatto? Come diceva Federico: “Nessuna domanda è mai sciocca. E poi, se qualcosa va storto, torni a Torino e non li devi mica frequentare tutti i giorni”. Che uomo pratico Federico, senza fronzoli, ma sempre ironico e divertente!

Alla stazione di Chambéry trovai un gentile organizzatore a prelevarmi, per condurmi in una sorta di antico collegio dove erano presenti alcune decine di colleghi da tutta la Francia. Il luogo era spartano: sul letto c’erano lenzuola e asciugamani ripiegati, ciascuno degli ospiti avrebbe dovuto riordinare la camera da sé e tutti insieme avremmo apparecchiato, trascorso giornate in semplicità, senza differenze sociali, gerarchiche, astrologiche.

André colpì subito la mia attenzione, prima di tutto per gentilezza e disponibilità. Non si dava arie, come invece accadeva in Italia se mi avvicinavo a qualche studiosa celebre, e trascorreva con noi tutto il suo tempo. Ebbi la conferma che i veri “grandi” restano umili, trattando con garbo chiunque si presenti di fronte a loro, anche solo per un saluto.

L'atmosfera diventava suggestiva e interessante la sera, dopo cena: spreparavamo tutti insieme i tavoli, e una volta rassettato l’ambiente ci sistemavamo intorno ad André, proponendogli domande e spunti di dialogo. Era il mio momento!

Gli chiesi coraggiosamente se gli fosse mai accaduto di sbagliare una previsione. ‘Bien sur!’ rispose, e raccontò di avere previsto a una signora un ottimo anno. Dopo alcuni mesi lei, tornata da lui, gli fece notare che non era accaduto nulla di ciò che le aveva pronosticato. Lui si scusò e le propose di restituirle la somma pagata.
Dopo un anno lei tornò nuovamente e gli disse che era accaduto tutto, 12 mesi dopo rispetto alle sue previsioni.
In buona sostanza, la lettura astrologica era stata eseguita correttamente, ma gli eventi si erano rivelati l’anno successivo, come se l’orologio cosmico avesse “spostato” tutto di un anno intero!

André ci fece notare che alcune persone reagiscono prima che i Transiti dei Pianeti si manifestino, altre durante, altre ancora dopo. Una lezione che mi è stata utile, e racconto spesso questo aneddoto agli allievi per fare capire loro, in primo luogo che capita a tutti di sbagliare, ma soprattutto che ciascuno di noi ha tempi di reazione diversi, nei confronti delle geometrie planetarie, e le previsioni non possono essere applicate come una etichetta: “Adesso Marte è in questa posizione, in Opposizione al Sole, ostacoli a profusione!”

In uno degli intervalli di queste serate di storie di vita vissuta con André, si avvicinò un ometto tarchiato con in mano una Carta del Cielo, lo ricordo come fosse adesso: ‘Guardi il mio Oroscopo, è splendido, solo Trigoni e Sestili!’. Ammirai la meraviglia e naturalmente mi congratulai con lui per essere il titolare di tanta magnificenza. Non potevo ricambiare mostrandogli il mio Oroscopo, non mi era neppure venuto in mente di prepararne un esemplare da esibizione!

Dentro di me pensai che, anche se fossi stata convinta di avere il più bell’Oroscopo del millennio, non avrei fatto la ruota portandolo come un trofeo ed esibendolo a chicchessia. Ma il mondo è bello perché é vario, e mentre riflettevo su questo, pochi minuti dopo un’altra persona mi prese da parte e mi disse: ‘Le avrà fatto vedere l’Oroscopo di rappresentanza, che non è il suo, ma se lo è costruito per stupire chi non lo conosce’.

Mai avrei pensato a simili comportamenti, che mi suonavano davvero strani e imprevedibili, così distanti dalla cultura astrologica torinese!
Immaginavo Federico, in classe, cosa avrebbe detto se uno di noi si fosse alzato in piedi dicendo: “Guarda Federico, il mio è un magnifico Oroscopo, non pensi?”
Glielo raccontai, al mio ritorno, e a distanza di molti anni, lui mi telefonò per farmi un annuncio: “Cara Grazia, ti comunico che da oggi ho spostato il mio Ascendente da Scorpione a 0° Sagittario. Trovo che sia più adatto, e volevo fartelo sapere.”
Gli dissi che mi pareva un’ottima idea, e che qualora non si trovasse bene, poteva sempre ripristinare il precedente, e che trovavo che questa iniziativa lo avesse ringalluzzito!

Durante la mia vita professionale ho ricevuto anche un’altra telefonata, quella di un’allieva che mi informava che aveva il più bell’Oroscopo degli ultimi tre secoli. Aveva fatto una ricerca, dopo un paio di lezioni (quindi potete immaginare quante Carte del Cielo potesse avere visto, dato che non esisteva Internet: cinque, sei, sette?) e che le sue geometrie celesti meritavano da parte mia un’intera lezione per fare vedere agli altri allievi di quale dono pregevole fosse proprietaria. Naturalmente glissai, ma le consigliai di fare inquadrare il suo Oroscopo così che i visitatori della sua dimora stellare potessero ammirarlo. Cosa che lei fece, con grande soddisfazione!

 

 

Ritornando ad André, posso dire che da quel momento diventammo amici di penna: le sue letterine arrivavano sempre portando un raggio di sole, e le sue dediche erano creative, affettuose, gentili come lui. Ci scambiavamo cartoline, libri, piccole annotazioni astrologiche e siamo sempre stati buoni amici. Di tanto in tanto ci incontravamo a Parigi, e non mancavo mai di portare con me in valigia i suoi testi, in italiano o in francese, che avevo acquistato durante l’anno, per farmi fare la dedica. Spesso mi mandava in omaggio i suoi nuovi libri appena usciti e io li promuovevo per l'Italia. Rifletteva prima di scrivere la dedica, voleva pensarci, trovare le parole giuste, e le aveva sempre, per chiunque bussasse alla sua porta o alla sua buca delle lettere.

Miei cari, non pensate mai che un biglietto, una cartolina, una dedica su un libro donato sia inutile. A distanza di anni, la persona che l’ha ricevuta potrà mandarvi pensieri di bene, nostalgia, affetto, arrivando fino a voi come solo la forza del pensiero sa fare: un profumo familiare, un luogo del passato in cui vi trovate per caso, una persona che vi parla proprio di chi è nei vostri pensieri in quel momento.
Le dediche non sono più di moda, sono qualcosa di più: restano per sempre e sigillano un momento che può se lo si vuole, restare indelebile!

Grazia Mirti