Perché le persone vogliono conoscere il loro Avvenire?

E' un enigma, antico come il mondo. Sembra anche una pretesa insensata. Infatti, uno quando venga a conoscere quel che gli deve accadere – supposto che ciò si possa fare – perché diamine non dovrebbe intervenire con le sue scelte per allontanare gli avvenimenti tristi e affrettare quelli lieti?
Evidentemente lo farebbe: ma allora la profezia andrebbe a farsi benedire. D’altra parte, concesso che la profezia debba invece sempre esattamente avverarsi, e che l’uomo anche quando sappia quel che gli deve accadere non abbia la possibilità di mutare il corso degli avvenimenti, come escludere che nel verificarsi di questi intervenga con peso determinante proprio la consapevolezza anticipata di essi? E infatti i Greci per conciliare le cose ammettevano la esistenza di Cassandra a condizione che non fosse creduta, e le sentenze oscure delle pitonesse erano fraintese fino al giorno in cui la sciagura, verificandosi, non ne chiariva il senso.
E se fosse che la gente vuole conoscere l’avvenire perché, per quanto scettica, oscuramente resta convinta che ‘si può’, talvolta almeno, penetrare il futuro?

La premessa indispensabile per tutto ciò è la nozione che tutto quel che deve accadere è già accaduto, in qualche maniera, che tutto è già scritto nel grande libro. Ed è una nozione di cui l’uomo era in possesso fin dal primo giorno in cui aperse gli occhi sulla terra, e che niente poi ha potuto scalfire.
Andare a cercare chi è stato il primo è probabilmente futile. Noi, in questa parte del mondo, facciamo capo agli avi Caldei, che studiavano le stelle e il fegato degli animali. Ma in Cina buttavano bastoncini e nelle Americhe squartavano gli uomini per investigare nei loro visceri. Non c’era niente che gli antichi intraprendessero senza consultare gli indovini: ma meno per malsana curiosità che per fare le cose così come gli dei avevano disposto che fossero fatte. Non c’era scaramuccia che un comandante romano osasse affrontare senza avere prima tratto gli aruspici, e tutti gli autori da Cicerone a Livio ricordano la tragica fine di Flaminio Nepote, morto nel 217 a.C. contro Annibale, che aveva osato affrontare nonostante l’avvertimento degli aruspici. Ma l’ateismo già dilagava, dice Tito Livio, ed è giusto ricordare che ottant’anni prima un altro grande generale romano, Lucio Papirio Cursore, avuti gli aruspici negativi li falsificò, per non spaventare i soldati, diede battaglia ai Sanniti, vicino ad Aquilonia, e li fece a pezzi. Poi, per ringraziamento, offerse un bicchiere di vino melato a Giove Ottimo Massimo.

La ragionevolezza ha sempre fatto a pugni contro astrologi e indovini, e Cicerone, augure lui stesso, ne fu uno dei maggiori campioni; ma ciò non impedì a Roma di riempirsi di ‘Caldei’, come erano chiamati tout – court i praticanti di arti occulte. E gli Imperatori, nei secoli successivi, se li vezzeggiavano.
La diffusione del Cristianesimo li tenne in scacco per un pezzo, Sant’Agostino lanciò contro di essi invettive non meno gagliarde di quelle che aveva scagliato contro il teatro.
Ma arti magiche, divinazione inclusa, e scienze esatte continuarono a marciare di conserva, e tornarono in Europa restituite dagli Arabi; nel XIV secolo Bologna istituì una cattedra di Astrologia; due secoli prima erano entrati in Italia, chissà da dove, ma introdotti dai Saraceni, i tarocchi; un secolo prima era stato pubblicato il primo trattato di Chiromanzia; Paracelso usava l’Astrologia per predire l’avvenire, leggeva la mano per formulare la diagnosi e si rifaceva all’Alchimia per prescrivere le medicine. Tico Brahe, Astronomo non meno che Astrologo, che ha il suo posto nella rivoluzione scientifica di quell’epoca, riuscì a predire esattamente le date della nascita e della morte di Gustavo Adolfo di Svezia. Il campione dell’arte magica, il profeta più inquietante e farraginoso, Nostradamus, descrisse minutamente le guerre di religione del secolo successivo, annunciò l’esecuzione di Carlo I e la Rivoluzione Francese, di cui fornì anche la data, 1789. Bisogna aggiungere che non fu il solo: altri astrologi davano per il 1789 una ‘grande e meravigliosa congiunzione’ con ‘dieci rivoluzioni saturnali’ che avrebbe apportato ‘grandissime meraviglie, spaventevoli mutazioni’, e i testi sono stati controllati alla Biblioteca Nazionale di Parigi.

Nei secoli successivi scienze occulte e scienza cominciarono a distinguersi e il divorzio si consolidò nel positivismo ottocentesco, quando parve che le scienze occulte non potessero meritare altra considerazione che di presentimenti poetici di scienze esatte: dall’Astrologia l’Astronomia, dall’Alchimia la Chimica, dalla Magia la Medicina.
Ma astrologi e indovini e cultori di occultismo continuarono, nelle catacombe del discredito ufficiale, a tenere viva la fiaccola, e negli anni intorno al ’30 ebbero la soddisfazione di vedere la loro stella, o se si vuole tutto il loro firmamento zodiacale, rimontare.

Era accaduto che in Inghilterra, sul Sunday Express, R.H. Naylor aveva avuto l’idea di pubblicare l’oroscopo per la Principessa Margaret, appena nata. Gli arrivarono un mucchio di lettere, e fu invitato a redigere un oroscopo una volta al mese. Portò un primo articolo col quale annunciava una catastrofe aerea a un volo inaugurale; e quella mattina stessa, un nuovo aereo, R 101, precipitò. Naylor ebbe l’incarico di portare l’oroscopo ogni settimana.
Il numero dei giornali che pubblicano oroscopi oggi non è calcolabile. Ma è giusto ricordare che astrologi e indovini cominciarono già nell’anteguerra ad accedere a cariche di un certo rilievo. In Inghilterra, quando si seppe che Hitler aveva intorno a sé un astrologo, uno svizzero di nome Krafft (il quale tra l’altro non si stancava di avvertire il Führer che la situazione dello Scorpione nella decima dimora stava ad indicare ‘una brutta fine di carriera pubblica’), non si ritenne disdicevole che si installasse al quinto piano di Grosvenor House un altro astrologo, Luis de Wohl, incaricato di spiegare a Churchill quel che presumibilmente Krafft poteva dire ad Hitler.

La scienza anch’essa, cautamente, aveva cominciato ad accostarsi all’occultismo: J.B. Rhine, fin dal 1927aveva istituito all’Università di Duke, nella Carolina del Nord, un laboratorio di parapsicologia per investigare nella ESP – extra-sensory perception, percezione extrasensoriale -.
Rientra nell’episodica il fatto che i francesi in Indocina, non di rado si valsero dell’aiuto di indovini telepatici per sorprendere le colonne dei ribelli, dato che i ribelli più di una volta avevano fatto loro questo scherzo (si ricorda il caso del bonzo indocinese Fo – Satù che, non visto, col pensiero, andò a presenziare ad una riunione segretissima dello stato maggiore francese, e poté rendere di pubblica ragione la notizia di una imminente offensiva che era stata là decisa); ed è ben noto infine che americani e russi hanno avviato ricerche serissime nel campo ESP: mentre lustrano missili, coltivano telepatici.

Jung, dal canto suo, con Alchimia e Psicologia, aveva provveduto a dare un ruvido scossone ai pregiudizi della scienza ufficiale, e aveva invitato a cercare nell’arsenale dell’Alchimia, dell’Astrologia e delle Scienze Occulte qualcosa d’altro che non poteva essere soltanto paccottiglia.
Così astrologi e indovini sono tornati sulla cresta dell’onda, e moltissimo evidentemente sono in mezzo a loro i ciarlatani. Quelli la cui attendibilità non è più messa in discussione da nessuno si contano invece sulle dita di una mano. Ma tutto ciò non ci avvicina di un passo alla soluzione del problema della divinazione, della percezione delle cose nascoste nello spazio e nel tempo, anche in quello futuro. Sapere quel che è accaduto potrebbe essere sempre spiegabile in qualche modo: non quadra con gli strumenti della nostra conoscenza sapere quel che accadrà.

Resta l’immenso repertorio di fatti inspiegabili, la cui divulgazione (e insieme una certa diffidenza per la scienza ufficiale che, curiosamente, cresce tra la gente via via come si moltiplicano i suoi successi) riempie di clienti le anticamere di astrologi e chiromanti. E’ come se la gente, viziata dallo stesso progresso scientifico volesse, premendo in massa da questa parte, aprire un’altra frontiera, spinta dalla confusa e primordiale nozione che quest’altra frontiera, effettivamente, c’è.

Telesio Malaspina, L’Astrologo Moderno, Enciclopedia delle Scienze Occulte, 1967