Sole e Luna, gli Occhi del Cielo!
Sole e Luna, i due grandi occhi del cielo, hanno un’importanza decisiva per la genesi della credenza e nell’azione degli astri sulla Terra. Prima di tutto la Luna, che cambia forma così visibilmente da un giorno all’altro. Tutti i popoli hanno creduto di riconoscere determinati influssi di questo corpo celeste sulla vita terrena. Fosse pure una fiaba cocciutamente creduta vera l’aumento e la diminuzione di grandezza di ostriche e ricci di mare, del fegato dei topi e degli occhi dei gatti, di erbe e piante, in rapporto alle Fasi Lunari (il grande Keplero ripeteva tutto ciò con lo stesso candore degli antichi), restava un fatto incontestabile anche per l’indagine più rigorosa il moto di alta e bassa marea, e non erano neppure da escludere influenze della Luna sull’epilessia, il sonnambulismo e i cicli periodici nella vita sessuale femminile.
Era perciò quasi naturale che, anche per i giorni critici nel decorso di ogni malattia, si badasse al corso della Luna, rifacendosi ad esso per tutto ciò che porta alla crescita ed alla fioritura, così come ancor oggi in molti luoghi è antica costumanza – fedelmente osservata dal contadino non meno che, ai suoi giorni, dall’Imperatore Tiberio (il quale si faceva radere solo al Novilunio) – per i lavori dei campi e per il taglio dei capelli e delle unghie.
Anche la ristoratrice e vivificante rugiada, che scende più abbondante nelle limpide notti lunari, rinvia al nesso fra Luna e fertilità. Ogni vita fisica, umana ed animale, viene quindi collegata prima di tutto alla Luna, che perciò, in Astrologia, significa anche la madre (in greco e latino, diversamente dal tedesco, essa ha, non a caso, un nome femminile). In genere, è un Pianeta benefico, ma non si deve dimenticare che appartiene alla notte e come tale ad ogni sorta di spettri e incantesimi, e che la ‘casta luna’, come Mefistofele suggerisce all’Astrologo del Faust ‘fa, bizzarra, i capricci.’
Anche l’azione del Sole non poteva non essere dunque avvertita, non però soltanto come benefica. Le stagioni, che nel Sud si alternano in modo molto meno netto che nel Nord, non sono sempre state ricollegate ad esso, e quanto più ci si avvicina ai tropici, tanto più, dopo l’afa opprimente e logorante del giorno, si anela alla tonica frescura della notte. Tuttavia, già il grandioso inno egiziano al Sole dell’epoca di Amenophis IV (secolo XIV a.C.) fa derivare dal Sole, che ha creato il cielo e la terra e le stagioni e riempie l’orbe terracqueo della sua bellezza, ogni vita e gioia di uomini ed animali. Nel periodo ellenistico, si riconosce sempre più inconfutabile la sua posizione dominante nella cerchia dei pianeti, che attrae e respinge con la sua massa strapotente. Il re Elio diventa il signore del mondo, e la filosofia neoplatonica lega l’anima al Sole come il corpo alla Luna.
L’uomo attinge la più forte consapevolezza della propria indipendenza dal grande astro durante il fenomeno dell’eclissi solare, quando nel cielo sgombro di nubi il lento sbiadirsi di tutti i colori, l’ansioso ammutolire degli uccelli e l’evidente malessere di ogni creatura vivente pesano sull’anima come un’ossessione.
F. Boll, C. Bezold, W. Gundel, Storia dell’Astrologia, Biblioteca di Cultura Moderna Laterza