Gatti proletari, felici di esserlo!

Prima di Giovedì, gattina scorpioncina che è multicolor che sembra caduta nella candeggina, nella nostra esistenza di Mirti c’è stata Penelope. Amata ebenvoluta, era tremedissima: secondo mia Mamma la motivazione è che era una Gemelli con Marte in Ariete, nella Quarta Casa della Mammetta, e quindi in grado di disintegrare in pochi secondi porcellane, ninnoli, oggetti preziosi e non. In realtà le volevamo tutti bene, e lei con mia Nonna, sapendo che faceva fatica a starle dietro, si accucciava mentre lei leggeva il giornale. Si sdraiava sulla parte che non stava leggendo in quel momento, poi voltavano pagina, felici e contente.

Penelope ha un elemento in comune con Giovedì: entrambe sono proletarie.

Quella nella foto è Penelope: avevo speso un piccolo gruzzoletto per una cuccia di quelle che definirei “signorile”: adatta per fare riposini da capogiro, e trionfante la avevo portata a casa, sottoponendola al suo giudizio. Neppure degnata di uno sguardo.

La sua passione era il secchio del Mocio Vileda. Felice come una Pasqua, era il suo regno.

Guai a riempirlo d’acqua – che sarebbe anche il motivo per cui è stato inventato -, con le sue belle zampine capaci di diventare tenaglie, lo ribaltava e poi si sistemava dentro, riprendendone possesso.
Conservo questa e altre foto di Penelope, buffa, divertente e impertinente. La cosa che trovavo più divertente di lei, ma credo che sia caratteristica di tutti i gatti, è che quando chiudeva gli occhi, o come nella foto, era nel secchio, era convinta di essere invisibile. Spuntavano solo le orecchie, e lei era scomparsa!
Gatta proletaria, e felice di esserlo!
Elisabetta