Il genio celeste di Galileo!

Sono cinque gli acquerelli, disegnati e colorati da Galileo Galilei direttamente negli spazi liberi di alcune pagine della prima copia del ‘Sidereus Nuncius’, pubblicato per la prima volta a Venezia nel 1610. Mostrano la Luna, e le velature ocra e marroncino spalmate sui crateri rendono viva l’immagine del satellite naturale della Terra.

Galileo con il suo cannocchiale aveva, per primo, violato i mari vuoti e polverosi. E il fascino che lo aveva colto scrutando nelle notti padovane lo voleva imprimere sulla carta andando oltre il segno, chiedendo aiuto al colore.
Ora queste preziose opere sono emerse, misteriosamente, dopo essere svanite per quattro secoli. La loro scoperta e la verifica dell’autenticità si deve a due illustri esperti: il professor Horst Bredekamp, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Hunboldt Universitat di Berlino e il professor William R. Shea dell’Università di Padova. ‘Quando, dopo le indagini, mi sono reso conto di non avere davanti agli occhi un falso, come inizialmente sospettavo, mi sono commosso: da almeno un secolo non si era più trovato un documento di Galileo tanto importante’, confessa Bredekamp che ieri ha presentato il suo lavoro in un ristretto incontro al Palazzo Bo, sede dell’Università patavina.

L’intrigante storia della scoperta inizia con qualche telefonata di Richard Lan, ad un’amica per chiedere chi potesse studiare una copia del ‘Sidereus Nuncius’ di cui era venuto in possesso. ‘Il caso volle che l’amica newyorkese fosse anche una mia amica – racconta Shea – e così mi coinvolse. Sapevo che il miglior specialista per esaminare il difficile caso era Bredekamp. Lo sentii immediatamente e la ricerca partì.’
Subito entrò in azione un gruppo di scienziati dell’Università tecnica di Berlino le cui analisi venivano poi ampliate da altri due istituti federali, tra cui il celebre ‘Ratgen’, specializzato nel settore. Altre valutazioni erano poi aggiunte dalla Biblioteca Nazionale centrale di Firenze. La conclusione non lasciava dubbi: si trattava proprio di cinque disegni che il genio tracciava alle pagine otto, nove e dieci della prima copia del ‘Sideus Nuncius’.
‘Galileo aveva fretta di diffondere l’opera – racconta Bredekamp -, temeva che qualche altro lo battesse sul tempo e per questo sollecitava il suo stampatore veneziano, Tommaso Baglioni, che già gli aveva pubblicato un testo in difesa del suo compasso geometrico e militare. Della prima edizione se ne conoscono una trentina di esemplari, però il più prezioso è questa prima copia che era una sorta di prova completata per mani galileiana. Non ci sono dubbi sull’analisi della carta e del colore di origine vegetale che lui scelse e i tratti rivelano un disegnatore raffinato. Sono totalmente sicuro. ’

I meriti di Galileo artista, Bredekamp si spiegherà in un libro che sarà pubblicato in Germania tra un paio di mesi. E in settembre a New York ci sarà una presentazione ufficiale della preziosissima opera. ‘Dove sia rimasta per oltre quattro secoli è un enigma – dice Shea – e già questo poneva, anche me, inizialmente in una condizione di grande scetticismo. Galileo era un provetto illustratore, un abile pittore con una passione inseguita sin da bambino, quando avrebbe voluto frequentare una scuola di disegno. Il padre lo sconsigliava, ma lui coltivava in qualche modo l’inclinazione tanto che il celebre artista Ludovico Cardi detto il Cigoli lo considerava addirittura un maestro. ’
E lo dimostrerà sempre, ricostruendo i profili lunari, le macchie solari o le lune di Giove. Ma dove è stata trovata la copia acquarellata? ‘L’antiquario non rivela la persona da cui l’ha acquistata – racconta Shea -, dice soltanto che proviene dal Sud America. E’ probabile un’origine argentina dove di cono numerosi italiani provenienti dal Veneto. Forse Galileo aveva regalato il volume a qualche senatore della Serenissima e forse era stata venuta per denaro o per ignoranza. ’
Nel viaggio tra i continenti c’è, in epoca recente, anche un intermediario svizzero che sembra aver facilitato gli scambi. Attratto dall’affare, l’antiquario di New York affrontava la spesa prima ancora di conquistare un certificato di autenticità sorretto dall’entusiasmo di Antony Griffin, storico dell’Università di Princeton. L’azzardo è stato premiato. Le consulenze degli istituti tedeschi e italiano sono state fornite gratuitamente e se in cambio ci sarà qualche ricompensa questa sarà diretta unicamente al sostegno della ricerca dei vari centri coinvolti.
Per il momento non si conosce la sorte degli acquerelli dei ‘Sideus Nuncius’ di Galileo Galilei. In molti sperano che siano venduti o donati a qualche istituzione capace di garantire agli scienziati altri studi e a tutti la possibilità di ammirare oltre il genio celeste anche il nascosto amore per l’arte del padre della scienza.

Giovanni Caprare, Il Corriere della Sera, 27 Marzo 2007