Iside, tra sogno e realtà!

Miei cari Amici delle Stelle,
molti anni fa, a Milano si tenne una Mostra indimenticabile, intitolata: Iside, il Mito, il Mistero, la Magia.
Ci andai, e rimasi estasiata da ciò che si presentava davanti ai miei occhi: un vero e proprio tributo, alla nostra Iside, organizzato con cura, passione, dedizione. Tra i ricordi buffi di quella giornata speciale, il catalogo: non ricordo per quale ragione, mi recai a Milano in treno, e il ritorno fu particolarmente ‘pesante’ perché acquistai il catalogo, che era un vero e proprio tomo, e così lo tenni in braccio fino a casa, nel tragitto dalla stazione. Qualche giorno fa, per pura casualità, ho visto sul web che ancora oggi, a distanza di oltre vent’anni, il volume è in vendita, usato, ma sempre bello. Se vi capitasse, non lasciatevelo sfuggire, le vostra biblioteca stellare si arricchirà di un pezzo unico!
Trovate qui un piccolo assaggio celestiale, con il mio saluto mattutino a tutti voi!
Grazia

Nella religione egizia, Iside è sempre stata considerata la maga per eccellenza. Suo compito è proteggere dai perfidi intrighi di Apopi, demone dell’oscurità e personificazione delle forze del male, la barca solare. Se nel capitolo 108 del Libro dei Morti è Seth che lotta contro gli Apopi, nella Settima Ora del Libro dell’Amduat, invece, è Iside che, insieme a Heka, dio della magia, salva con i suoi incantesimi la barca di Ra dalle insidie infernali di Apopi. Quest’ultimo si nasconde nelle acque del fiume degli inferi, costringendo la barca solare all’immobilità. Proprio questo terribile pericolo, che minaccia l’ordine del creato, viene scongiurato dal potere magico di Iside e di Heka. L’arresto della barca di Ra avrebbe significato infatti una interruzione del regolare corso del tempo: il sole non sarebbe più sorto e sul mondo avrebbero regnato per sempre le tenebre. Iside e Nefti fanno nuovamente la loro comparsa più tardi, come nemiche del serpente, in un rito finalizzato a distruggere Apopi.
Il potere magico di Iside si manifesta anche in altre occasioni. La maga riesce infatti ad impadronirsi dello straordinario potere del dio Ra. Questi, ormai vecchio, avanza stancamente sulla strada con la bava alla bocca. Iside raccoglie la sua saliva e impastandola con terriccio modella un serpente, che morde il dio provocandogli enormi sofferenze. Iside si offre quindi di liberarlo dal veleno, a patto che le riveli il suo nome segreto, attraverso la conoscenza del quale si ottiene il potere universale. Ra cerca dapprima di ingannare la dea dicendole gli altri nomi con cui viene chiamato, ma alla fine, allo stremo delle forze, è costretto a capitolare e a pronunciare all’orecchio di Iside il fatidico nome. Il testo magico che riporta la vicenda non comunica al lettore il misterioso appellativo; è dunque Iside la sola depositaria del segreto.Il potere magico di Iside si manifesta anche nell’azione taumaturgica che esercita, sugli dei come sugli esseri umani. L’aspetto divino della sua funzione magico-protettiva è evidente nella Stele Metternich (II. 168-251), in cui la dea ordina a Thot di aiutare il figlio Horus, morso da un serpente. Iside arresta a questo scopo la barca di Ra, pregiudicando così il futuro della terra, del genere umano e dell’intero creato.Thot decide di intervenire, e nel nome di Ra espelle il veleno mortale dal fanciullo salvandogli la vita. Il testo afferma che la protezione divina di cui gode Horus sarà poi estesa a tutti coloro che soffrono. Iside diviene così protettrice dell’intera umanità.
Iside viene spesso rappresentata sulle stele di Horus, usate come phylacteria contro il morso di serpenti e scorpioni. Una statua conservata a Gottingen la ritrae seduta su di un trono con la raffigurazione di Horus-Shed e testi magici contro lo stesso pericolo.
I testi della Stele Metternich testimoniano altri miti (II. 51-71), in cui Iside appare come la signora degli scorpioni, scortata da sette di essi sulle strade che attraversano le regioni del Delta. Lungo il cammino, una nobildonna rifiuta sdegnosamente di accogliere la dea, provocando l’ira funesta degli scorpioni, ma una fanciulla di bassa estrazione apre loro la porta. Uno degli scorpioni si vendica pungendo il figlio della nobildonna, che prende a vagare per la città, piangendo e invocando inutilmente aiuto. Iside, finalmente impietosita, stringe tra le braccia il ragazzo innocente, recitando formule magiche, e lo guarisce. E’ interessante notare come questo mito tratti il tema della compensazione sociale: la donna ricca chiede aiuto alla ragazza povera, recandole in dono i propri beni come compensazione per l’egoismo dimostrato verso la dea. Proprio in accordo con questo mito, nella teologia egizia, Iside viene spesso identificata con la dea-scorpione Selqis, rappresentata con uno scorpione sulla testa. Nella Stele Metternich, Iside dice di sé stessa: ‘Io sono Iside, la divina, la signora del potere, colei che detiene la magia e gli incantesimi per la protezione. Tutti i serpenti mi ascoltino. (I. 59)
Iside ha imparato la magia dal padre di Toth (I. 57), quindi non da Geb, come si pensa comunemente.
Iside non guarisce solo dai morsi di serpenti e scorpioni. Nei papiri magici troviamo un gran numero di episodi riguardanti la sua funzione protettiva. In molti di questi testi Horus è la trasposizione divina delle sofferenze umane. Durante un rito praticato per guarire un ustionato, Iside viene così invocata: ‘Tuo figlio Horus è bruciato nel deserto.’ A queste parole, la dea ordina che dalla propria bocca sgorghi acqua, dalle cosce un’inondazione che spenga il fuoco e guarisca le ustioni di Horus e di tutti coloro che ne sono stati colpiti. Nel testo di un papiro di Budapest Iside salva la vita a Horus, ferito al capo nella battaglia contro Seth. I nodi di Iside e Nefti costituiscono potenti amuleti per difendere la prole, ma l’amuleto più diffuso nel culto isiaco è il tjet, un nodo dalla forma particolare, realizzato in diaspro rosso, secondo le istruzioni del capitolo 156 del Libro dei Morti. Il capitolo si apre con le parole: ‘Abbi il tuo sangue, o Iside’; si crede quindi che l’amuleto dia strettamente collegato al ciclo mestruale della dea. Sono usate come amuleti, inoltre, numerosissime statue di vario tipo, più o meno piccole, rappresentanti la divinità.
La magia taumaturgica e protettrice di Iside è un elemento importantissimo della personalità della dea, riconosciuto anche dagli stranieri che hanno vissuto o si sono interessati all’Egitto. Diodoro le attribuisce la scoperta dell’elisir dell’immortalità, attraverso la quale viene risuscitato Horus, poi erudito nelle arti mediche e divinatorie. La fede nel potere di Iside sulla vita e sulla morte, comunque è attestata molto tempo prima. In un testo in ieratico, la dea dice di sé: ‘Io richiamo in vita chi è morto.’
Come si evince dalle Metamorfosi di Apuleio, Iside resuscita i suoi fedeli anche dalla morte spirituale. Per esempio, restituisce sembianze umane a Lucio, che è stato trasformato in asino a causa della sua depravazione. Il miracolo viene compiuto con l’aiuto di una corona di rose, che deriva certamente dalla ‘corona del trionfo’ del capitolo 19 del Libro dei Morti. Testimonianze archeologiche sulla diffusione delle rose nell’antico Egitto risalgono al periodo romano, quando questi fiori vengono utilizzati nel culto dei morti.
Anche i mortali godono a volte del privilegio di essere eruditi da Iside. Pancrazio, lo stregone egizio di Menfi, segue gli insegnamenti della dea per ventitré anni in un santuario sotterraneo.
Un altro mago egizio, il sacerdote Zathlas, propheta primarius, pratica un tipo di negromanzia a Larissa, in Tessaglia. Resuscita per breve tempo un giovane, perché testimoni se è stata o meno la moglie ad ucciderlo. Zathlas viene implorato da un vecchio affinchè compia il rituale magico: la preghiera che gli è rivolta contiene molteplici riferimenti al culto isiaco. Come dimostra il romanzo greco di Eliodoro, la negromanzia, sicuramente praticata nell’Egitto romano, era nota già al tempo dei faraoni. Secondo un testo frammentario degli ultimi anni del Nuovo Regno, il sacerdote Khonsuemheb entra in stretto contatto con uno spirito che gli chiede di restaurare la sua tomba. La maga Meroe, esperta di malefici, è probabilmente legata al rituale egizio. Aveva il potere di far sprofondare il cielo, spegnere le stelle e riempire di luce il Tartaro.
Un papiro con testi di medicina, ricco di riti magici aveva fama di essere piovuto dal cielo ed essere stato ritrovato nel cortile del tempio di Copto, con i segreti ‘di quella dea’, cioè di Iside: ‘La terra era nelle tenebre, e la luna splendeva su quel libro. Era un miracolo per Sua Maestà il Re dell’Alto e del Basso Egitto Cheope.’
Non è questo il solo libro legato ad Iside. La dea appare come autrice del Primo Libro delle Respirazioni, un testo funerario attestato nell’età tarda, composto in onore del marito Osiride, perché questi si rianimasse e il suo ha salisse al cielo.
Iside compare in un gran numero di testi magici copti, come consolatrice e protettrice. In un antico mito copto, la dea, presa dalla gelosia in seguito alla scoperta di una storia d’amore tra Nefti e Osiride, esegue una magia immergendo un lungo chiodo di ferro nel sangue di Osiride.
Come nel periodo faraonico, anche in quello copto Iside interviene in aiuto del figlio Horus, afflitto da una malattia o da un amore non corrisposto. In uno scritto magico, la guarigione del giovane dio segue una vicenda intricatissima. Iside viene a conoscenza dei dolori di stomaco di Horus da un demone dal passo velocissimo. La dea ridà al figlio la salute attraverso una formula magica che termina inaspettatamente con il nome di Gesù, inteso come dio guaritore.
Un altro testo copto parla della consacrazione dell’olio santo, che permette di guadagnare l’amore di qualcuno. In un incantesimo greco basato sullo stesso testo, la dea è invocata come ‘grande Iside che regna sull’oscurità assoluta’.
In potere magico di Iside è un aspetto della saggezza della dea. In un papiro demotico conservato in parte a Londra e in parte a Leida è infatti definita ‘la saggia donna’.
Uno dei nomi di Iside è Uret-haqau (Grande-di-magia). La dea è presentata quasi sempre con sembianze umane, ma può essere rappresentata anche come Uret-haqau, con testa leonina. Questo è anche il nome di una divinità indipendente e di uno strumento sacro, utilizzato nel rituale dell’Apertura della bocca. La saggezza di Iside e la sua perizia nella magia emergono inoltre nel rapporto della dea con l’India, paese visto come la culla della filosofia. Iside viene allora chiamata Maia (madre del Buddha), signora del Gange. Il tramite privilegiato tra il regno terrestre e quello celeste sono i sogni. Iside compare di frequente nei testi di oniromanzia. I sogni giocano un ruolo importante anche negli affari di stato, per esempio, la dea appare in sogno al re Amenothep e lo rimprovera della distruzione del tempio a lei dedicato. Un sogno del re Nectanebo, inoltre, fa riferimento alla politica religiosa dello stato. Il re vede in sogno la barca degli dei con Iside, ‘regina degli dei’ seduta su un trono.
Tutti gli altri dei egizi sono in piedi dietro a lei e uno di essi, Onuri, lamenta che la costruzione di un tempio a lui dedicato a Sebennyto è stata interrotta. Anche se il dio accusa il sacerdote della città per la sua negligenza, il sogno va interpretato come monito al re, affinchè riprenda i lavori di edificazione del tempio.
Molte tracce di sogni legate a Iside, riferiti ad avvenimenti che partono dal 170 a.C. circa, sono conservate nell’archivio dello scriba Hor. Dal punto di vista storico, il sogno più significativo (Testo 1) verte sul periodo più critico della sesta guerra siriaca, quando l’Egitto rischiava di essere sottomesso dai Seleucidi. Antioco IV Epifane si trova con il suo esercito nella regione del Delta; in sogno, Hor vede ‘Iside, la grande dea d’Egitto e della terra di Siria’ che cammina sulle acque del mare. Thot le sta innanzi. Insieme raggiungono Alessandria, e la dea promette che la città sarà per sempre sicura, e il faraone avrà vita duratura e lunga discendenza.
Nelle Etiopiche di Eliodoro, Iside appare in sogno al capo di un gruppo di malfattori. L’uomo ha una solenne visione della dea, che lo riceve nel suo tempio e gli affida la protezione di Charikiea, uno dei protagonisti della storia. Il grande libro di Oniromanzia egizio contiene una preghiera da recitare quando ci si risveglia da un brutto sogno. L’aiuto di Iside deve essere invocato nel nome di Horus, che rappresenta in questo caso l’essere umano.
Tra gli Egizi, molti sogni avvengono tramite l’incubazione durante le malattie. La persona che si rivolge alla divinità passa la notte nel tempio, nella speranza di fare un sogno relativo al ritrovamento della salute o ad avvenimenti futuri. Diodoro parla di Iside come colei che soccorre nel sonno chi soffre. Molte persone deluse dai medici si rivolgono alla dea e guariscono dalla malattia. Iside pronuncia oracoli anche dalla barca sacra, come mostra una stele dell’epoca di Ramesse II.
Iside, Il Mito, il Mistero, la Magia, Electa Milano 1997