La mattina dopo, un libro che tocca le corde del cuore!

Miei cari Amici delle Stelle,
Nei giorni scorsi ho avuto il grande piacere di leggere il libro di Mario Calabresi, che narra al lettore, in una infinita geometria di emozioni, come abbia vissuto il congedo da Direttore di Repubblica. E’ una narrazione intensa che, lasciatemelo dire, tocca le corde del cuore: tutti, come dice l’autore, abbiamo vissuto una ‘mattina dopo’, nella quale acquisiamo consapevolezza dei fatti che ci sono accaduti. In quel preciso momento, sostiene Calabresi, possiamo decidere se ‘naufragare o difenderci’ dal tumulto emotivo che ci investe, completamente.

Trovate qui il primo capitolo, intitolato ‘il Sogno’. E’ un libro bello, che raccoglie stati d’animo nei quali ci si riconosce, e regala forza, carica vitale, voglia di combattere contro le avversità della vita che, se viste nella giusta luce, possono diventare tappe verso una risalita celestiale. Ciò che Calabresi trasmette, in modo così tangibile da sentirlo vicino, è la dignità nel dolore, di fronte alle domande, alla curiosità maligne altrui, a tutto quanto non si riesce a sostenere. Che dire? Un libro magnifico!

‘Continuo a fare lo stesso sogno, ogni notte.
Arrivo alla riunione del mattino al giornale, sono tutti già attorno al tavolo, mi siedo e inizio a proporre idee per la giornata, segnalo un titolo che non funziona sul sito e chiedo spiegazioni sul perché non sia stato fatto un pezzo.
Nessuno risponde, tutti stanno in silenzio, finchè qualcuno mi fa un cenno e scuote la testa. Solo allora mi rendo conto che con la riunione io non c’entro più nulla e mi alzo. A quel punto mi sveglio e mi arrabbio con il mio inconscio che continua a tornare là.
Non esiste una vaccinazione per la mancanza delle abitudini, esiste solo il tempo necessario per farsene una ragione.
I primi giorni sono come una corrente a cui non si riesce a sfuggire: non fai che pensare a quello che hai perso. Come un fiume in piena che ti trascina, ogni tanto incontri una roccia o un ramo e per un attimo rallenti, metti la testa fuori, fai un respiro profondo. Per un momento ti illudi di aver razionalizzato, di aver trovato una spiegazione convincente capace di mettere da parte la sofferenza e di contenerla, ma l’istante dopo l’hai già dimenticata e sei tornato in balia della corrente.
Le cose peggiori sono il silenzio e la fine di un tempo scandito da riti e abitudini. Ogni volta che me ne rendo conto sento quale vuoto allo stomaco che si prova quando ci si tuffa dall’alto.
Ogni persona che incontro fa le stesse due domande: ‘Che cosa è successo? ’
E poi: ‘Ma adesso cosa farai? ’
Per questo evito i luoghi affollati, soprattutto evito i luoghi dove si ritrovano i giornalisti. Non ho voglia di rispondere a queste domande troppo spesse e, quando lo faccio, rispetto un paio di regole che mi sono venute spontanee: niente lamentele (i dettagli che interessano a me non interessano a nessun altro) e niente finto ottimismo. Il miglior favore che ci si può fare in un momento di crisi è di non fingere che le cose vadano benissimo e che un milione di progetti ti aspettino. Ho sempre trovato patetica questa cosa. Così dico semplicemente che sto scrivendo un libro. Questo libro.

Sono anni che mi interrogo sul giorno dopo, tutti sappiamo di cosa si tratta, di quel risveglio che per un istante è normale ma subito dopo viene aggredito dal dolore. La prima volta di solito è per la fine di una storia d’amore, ai tempi della scuola, poi la vita ne ha in serbo tanti altri, per alcuni troppi. La morte di un genitore, di un amico, di un compagno, di un figlio, la perdita del lavoro, un tragico errore, una bocciatura, una clamorosa sconfitta, anche la fine del lavoro e il primo giorno della pensione. Non esiste una scala del dolore, della sofferenza e del vuoto, niente può essere giudicato o paragonato, esiste però per tutti la mattina dopo, che può essere quella in cui provi a difenderti e a proteggerti o quale in cui inizi a naufragare. ’
Mario Calabresi, La mattina dopo, Mondadori